Camera di Commercio in via Einaudi a Brescia, lunedì, ore 16.45 circa: manca meno di un’ora al terzo ed ultimo evento del ciclo “Passione è Impresa” organizzato da Saef sul tema “La bellezza crea valore nell’impresa”, eppure sono numerose le persone che si apprestano a scendere quei gradini che le accompagneranno dritte dritte nella sala congressi. “Dev’esserci qualcuno d’importante…” avranno pensato i passanti nel vedere centinaia di persone vestite di tutto punto. Già…
Nove scudetti, una Champions League ed un coppa Intercontinentale, diciannove anni con la stessa maglia addosso a tinte bianconere di cui undici anche con una fascia al braccio, la fascia da Capitano, svariate Coppe Italia e Supercoppe, gol a non finire, quasi 600 presenze su di un campo da calcio, e non ultima quella Coppa del Mondo nel 2006 che ancora oggi rende più che orgogliosi gli italiani…sì, si tratta proprio di qualcuno d’importante, si tratta di Alessandro Del Piero.
E’ stato il calciatore italiano tra i più famosi al mondo a concludere gli eventi di Passione è Impresa che hanno riscosso un notevole successo.
Dopo un’introduzione musicale ci ha pensato Davide Dotti, critico d’arte, a prendere in mano le redini della situazione, a far accomodare sul divano Alessandro, a lanciarsi in un’intervista a tutto tondo che ha ripercosso tutte la tappe della vita del più amato numero dieci bianconero.
Accolto da un filmato toccante, da applausi ed una standing ovation, Alessandro si è prestato alle curiosità e ai racconti, facendolo con naturalezza, manco stesse sfiorando il suo amato pallone, e con una simpatia innata, che spesso ha strappato risate a pubblico e giornalisti presenti in sala.
Il là alla lunga intervista lo ha dato la domanda più classica e più consona alla serata: quanto conta la passione? “Tanto, la passione conta tanto, avere l’opportunità di seguire le proprie passioni, poi, vale tutto o quasi e non solo nel calcio, ma in qualunque cosa della vita”.
Dall’infortunio ai trofei vinti, dal concetto di sport di squadra a quello di lealtà, citando l’episodio in cui Pessotto nel nubifragio di Perugia a 10’ dal termine di un campionato in cui lo scudetto stava scivolando via, ammise di aver toccato la palla concedendo così una rimessa agli avversari, al ruolo di allenatore. E poi i sacrifici (“Uscii di casa a 13 anni, l’appuntamento ogni sera alle 20 era andare alla cabina telefonica amato di monetine per la telefonata ai miei”), i vetri rotti perché “Il pallone era l’unico gioco”, il concetto di calma “Viviamo sempre di fretta ma prendetevi il vostro tempo, assaporate le cose”, la caduta in serie B e la consapevolezza ancora oggi di aver fatto la scelta giusta (“La rifarei mille volte”), la standing ovation del Bernabeu, l’esperienza in Australia e molto, molto altro. Ma se una delle parole chiave della kermesse, passione, è stata illustrata subito, ecco la seconda: bellezza. Zidane, Baggio (“Un giocatore fantastico, parlavamo sempre in dialetto”, aggiunge Alessandro), la bellezza del calcio. E il tiro alla Del Piero no? Ed ecco un filmato che mostra una breve collezione dei tiri a cui è stata affidato il nome di Del Piero come marchio di fabbrica. “Ma cos’è il tiro alla Del Piero?” chiede Dotti. “Regia scusa puoi rimandare il filmato?”, afferma Alex scatenando risate e applausi. Infine una menzione all’Airc di cui l’attaccante è Ambasciatore anche ed in seguito alla scomparsa di suo padre per un male incurabile, e all’avvocato che coniò il soprannome Pinturicchio. “Da dove deriva te lo sei mai chiesto?”. “In realtà un mio rammarico è non averglielo mai domandato, anche se mi sono dato una risposta: prima di me c’era Baggio soprannominato Raffaello per la sua bravura e per la sua importanza, lui era un gigante, io un giovanissimo pittore alle prime armi seppur dotato di talento, un Pinturicchio insomma”. Non poteva infine mancare una menzione a quel rigore, quel calcio di rigore che portò l’Italia ad alzare al cielo “La Coppa del Mondo”. “Cos’ho pensato mentre mi accingevo a raggiungere il dischetto? Ma niente, ero tranquillissimo, in fondo viviamo in un paese in cui se sbagli un rigore non è che se la prendono tanto”, ilarità generale. Poi prosegue: “Da piccolo passavo davanti ad un paesaggio stupendo ed ogni volta mi gettavo su quel prato da solo con i miei sogni, il 9 luglio 2006 ho fatto la stessa cosa, mi sono gettato su quell’erba in un certo senso da solo e ho capito d’aver realizzato il mio sogno di bambino”.
Con il saluto del direttore di Confindustria Giuseppe Pasini e fra applausi scroscianti che hanno cercato in tutti i modi di rendere omaggio al Campione, si sono spenti i riflettori di una serata che nella sua semplicità ha lasciato il segno nei protagonisti e nei presenti e che ha confermato ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, del leader che Alessandro Del Piero è sempre stato dentro e fuori dal campo, continuando ancora oggi ad esserlo.
Mariella Lamonica
(foto di David Franciamore)