Ho capito perché. Col fluire delle parole ho compreso perché Walter Bressan, portierone del Varese 1910, nel tempo libero ama vedere film in DVD e, in particolare, adora quelli che raccontano storie vere. Perché lui stesso è titolare di una storia vera, articolata, struggente in alcuni momenti, difficile da raccontare in altri.

Walter è un uomo che alle spalle ha diverse  sofferenze e quasi volesse togliersi di dosso un pesante fardello ne rovescia sul tavolo una buona parte.

“Ho perso mio padre che ero ragazzino e, il mio sistema nervoso, fragile come solo può esserlo quello di un adolescente, andò a farsi benedire ed il mio organismo buttò fuori il tremendo dolore nell'unico modo che gli era consentito: iniziai a perdere i capelli a folte ciocche fino a diventare quasi calvo. Quando elaborai il lutto e la devastante perdita o, di fatto, quando la testa ricominciò a funzionare con i giusti collegamenti pensai che fosse arrivato il momento di iniziare a curare la mia alopecia. Come? Costantemente sotto il controllo dei sanitari, cominciai ad assumere il farmaco prescritto dai medici: la finasteride, medicamento d'elezione nei casi come il mio. Una cura che dà effetti positivi in tempi lunghi. Intanto, ero già calciatore professionista e i medici della varie società – Spezia, Treviso e Pavia -, come da protocollo segnalavano alle autorità sportive l'assunzione controllata del mio farmaco. Tutto ciò fino a gennaio 2006 quando, senza che nessuno lo sapesse o mi avvisasse, la finasteride finisce nella lista WADA dei farmaci proibiti che non ha specifici effetti dopanti, bensì mascheranti. Da quel momento in poi, nonostante io avessi prodotto nel corso degli anni una corposa documentazione e tutti fossero già al corrente del mio problema, mi ritrovai bollato come drogato. Venni assolto dalla CAF, ma questa assoluzione venne ricusata dalla WADA ed io finii al centro di un caso giudiziario complesso: condannato, assolto, di nuovo ricondannato e, quel che è peggio, lasciato solo da un medico senza scrupoli che per salvare se stesso negò anche l'evidenza. Insomma, un'altra botta terrificante dalla quale sono uscito solo grazie al mio carattere e alla grandissima determinazione. Meno male che questa brutta storia appartiene al passato”.
Il presente com'è?
“Per fortuna l'oggi è qui, a Varese, in una città in cui mi trovo benissimo e in una società bella, dinamica, piena di entusiasmo. Meglio di così, oggettivamente, non potevo pretendere”.
Vi siete rimessi in carreggiata: cos'è cambiato rispetto alla gestione di mister Carbone?
“Prima di tutti i risultati che con mister Carbone non riuscivamo ad ottenere. Credo che Carbone, al di là delle sue indubbie capacità e della grande dedizione, abbia pagato in termini di esperienza e conoscenza della categoria, mentre mister Maran
è ovviamente all'opposto: esperto, scafato, con idee di calcio diverse da quelle di Benny. Sta lavorando durissimo a livello mentale e, sul campo, per far passare i suoi metodi, ma il bilancio seppur parziale è già positivo e, in ogni caso, la squadra ha reagito positivamente al suo ingresso”.
Descrivimi il match contro la Juve Stabia.
“Una squadra da prendere con le molle con una classifica che, senza i 6 punti di penalizzazione, sarebbe davanti a noi. Loro sono in spolvero, hanno vinto 5 delle ultime 6 partite perdendo solo contro il Torino. Quindi, contro lo Stabia dovremo pedalare e pure forte perché si tratta di un gruppo solido che dopo aver vinto la Prima Divisione ha inserito giocatori di qualità e fa del gioco il suo punto di forza. Ma noi, come dice Milanese, dobbiamo reagire in fretta al post-Reggina e ripartire subito. La miglior medicina solo vincere”.

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