La numero due da “numero uno”: Cecco Vescovi, presidente
della Pallacanestro Varese, inizia la sua seconda stagione da “capo” del club
in un clima eternamente indaffarato. Mille cose da fare, come ovvio, ma
soprattutto una sfida, quella sfida da vincere.

Cecco e soci, in
quindici mesi di lavoro a “ritmi cinesi” non solo hanno rivoltato come un
guanto la società biancorossa, ma hanno addirittura pensato e creato un modello
di management societario che vanta già numerosi tentativi di imitazione…

«Però, vietato fermarsi o – ammonisce Vescovi -, anche solo
per un attimo, proibito pensare di poter riposare sugli allori perché la
scommessa è sempre la solita: garantire un futuro sereno e duraturo alla Pallacanestro
Varese. Da quando il Consorzio ha cominciato a lavorare (  Questo è il mio sogno,
il nostro obbiettivo».
Detto della società,
prova a spiegare il vostro mercato che ai tifosi è sembrato di basso profilo…

«Parlare di alto o basso profilo è sbagliato: le nostre
scelte sono determinate solo dal budget a disposizione che, è bene ricordarlo,
è lo stesso del 2011. Detto questo, quadro e traguardi sono più chiari:
volevamo allungare il più possibile la squadra allo scopo di evitare i problemi
fisici e numerici sofferti nella parte centrale dello scorso anno quando,
praticamente con mezza squadra ai box, ci fu un lungo periodo di flessione».
Consideri centrato
l'obbiettivo?

«Secondo me sì. Abbiamo preso giocatori che, per età,
momento della loro carriera, motivazioni hanno le potenzialità per fare il
meglio possibile. In questa premessa ci stanno dentro un po' tutti: a partire
da Stpicevic deve confermare i buoni passi dello scorso anno per finire con
Ganeto e Reati che per motivi diversi hanno tanto da dimostrare».
Cosa ti piace della
squadra e cosa ancora non ti convince?

«Mi piace il fatto che ci siano undici-giocatori-undici:
evidente garanzia che si potrà lavorare molto bene per tutta la stagione. Non
mi piace che proprio l'aspetto lavoro, ovviamente determinante, non sia stato
ancora pienamente espresso per infortuni, impegni con le nazionali e tanti
altri piccoli problemi. Di fatto, di quella che potrebbe essere la vera
Cimberio, finora non ho sentito nemmeno l'odore. Soprattutto non ho mai visto
in azione al suo massimo quell'aspetto tecnico che per noi potrebbe essere
un'arma portante: Kangur e Diawara, pietre angolari su cui poggerà  il nostro modo di stare in campo e dovrebbero
costringere gli avversari a lavorare sulle nostre scelte».
Traguardo finale?

«I playoff, senza dubbio alcuno. Non sarà facile
raggiungerli perché la concorrenza è elevatissima ma, noi, anno per anno, la
famosa asticella, vogliamo alzarla».

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