Davide Reati è uno dei volti nuovi della Cimberio 2011-12. E' una guardia dotata di un buon tiro dalla media e lunga distanza, alto 193 cm e nato nel 1988. Dopo questo brevissimo escursus anagrafico, andiamo a scoprire Davide e il suo arrivo a Varese nella nostra intervista che parte proprio…dalla chiamata estiva giunta da Vescovi e il suo staff.
“Penso che Varese, insieme a Milano e Cantù, sia una società che ha fatto la storia della pallacanestro italiana e per un ragazzo che come me sin da quando era piccolo sognava di diventare un giocatore professionista non mi poteva capitare di meglio!”.

Reati a Varese per…?
“Per iniziare un nuovo ciclo! So che in questo periodo è molto difficile viste anche le squadre di Siena, Milano e Cantù. Però, nell'ultima stagione la Cimberio ha raggiunto un bel traguardo e ha dimostrato che se un progetto viene realizzato nella giusta maniera può dare dei frutti importanti. Io sono fiducioso che quest'anno Varese possa fare una stagione anche migliore di quella appena trascorsa”.

Hai scelto Varese anche perchè la Cimberio ti darà l'opportunità di giocarti le tue chance al massimo livello.
“Penso che ogni giocatore quando decide di andare in una squadra partendo dal presupposto di non giocare, allora è una scelta perdente in partenza. Ho parlato con Recalcati prima di firmare e ci conoscevamo già prima della settimana di allenamenti in giugno e lu ha avuto parole positive nei miei confronti e mi ha confidato che mi darà la chance di giocare le mie carte. Ora sta a me fare in modo che la sua fiducia in me e nelle mie qualità di giocatore aumentino nel corso della stagione”.

Da Treviglio a Varese hai fatto un doppio salto di categoria. A tuo parere, vi sono altri giovani italiani che hanno le possibilità di giocare in A nel sottobosco della Divisione nazionale A Dilettanti?
“Di giovani come me penso ve ne siano alcuni che hanno dimostrato il loro valore. Il problema degli italiani c'è, ma ritengo che molti giovani giocatori come me vorrebbero solo avere una possibilità di dimostrare il loro valore, ma spesso e volentieri ciò non accade. Ho avuto la fortuna di salire sul treno di Varese e sono grato alla società per questo. Chissà che io non possa essere il primo ad inaugurare un'inversione di tendenza per i nostri giovani e far sì che le società di A guardino con più interesse ai talenti della vecchia B1”.

Com'è nato il contatto con la Cimberio?
“Prima di finir la stagione, ho saputo che Varese si era interessata a me. Chiaramente, da lì a pensare un mio trasferimento in biancorosso ce ne passava. Poi, ho ricevuto la chiamata di Recalcati per chiedermi se volevo venire ad allenarmi per una settimana in giugno e ho ovviamente risposto di sì. Non aspettavo altro! Poi, da metà giugno fino ai primi di luglio si è prolungata la trattativa fino ad arrivare all'accordo che mi legherà per due anni a Varese. Ammetto che avevo già scelto di venire a Varese: non capita tutti i giorni una chiamata da una società importante come Varese”.

Descrivi il Reati giocatore.
“A Varese parto in punta di piedi perché non sono un giocatore arrogante e so che arrivo da un campionato di due categorie inferiori. Cercherò di dimostrare il mio valore, di giocarmi le mie carte nel rispetto di tutti. So di essere uno dei più giovani e pur essendo già stato leader (quarto cannoniere dell'A dilettanti l'anno scorso, ndr) mi inserirò partendo da zero. Mi definisco più tiratore che penetratore anche se ad inizio carriera prevaleva molto di più quest'ultimo aspetto nel mio gioco. Poi, ho imparato, evolvendomi, a tirare da fuori e mi reputo abbastanza completo come giocatore d'attacco”.

A Treviglio hai maturato un'esperienza importante con molti minuti in campo e tante responsabilità. 
“Indubbiamente mi sono servite. Negli ultimi tre anni ho giocato da titolare e negli ultimi due da protagonista. Ho avuto in squadra giocatori che hanno giocato in serie A e da loro ho cercato di imparare il più possibile. Nell'ultima stagione ho accresciuto la mia esperienza in un ruolo importante in squadra e, forse, ciò mi è servito per diventare ancora più consapevole dei miei mezzi”.

Ci sono aspetti della tua nuova vita da professionista che ti “preoccupano” più di altri?
“Temere no anche perché in A dilettanti si fa, ormai, la vita da professionista e ho sempre cercato di comportarmi come tale. Sul campo, sarà la mia prima esperienza in cui gioco contro degli stranieri. Questa ritengo possa essere la vera novità, ma finché non scenderemo in campo per l'esordio in campionato non posso dire se questo sia un vero problema”.

Un idolo sul campo da basket?
“Dire Jordan è scontato, ma quando ero ragazzino lui era al top ed era impossibile non rimanerne affascinati. Tra gli italiani, mi è piaciuto, ma qui vado contro i tifosi varesini Carlton Myers, anche perché aveva il mio stesso ruolo”. 

Abbiamo parlato del Reati giocatore. Invece, com'è l'uomo Reati fuori dal campo da basket?
“Sono fidanzatissimo da lungo tempo e mi reputo un ragazzo normalissimo. Abitando vicino a Milano sono un gran tifoso di calcio e appena posso vado a San Siro a tifare per il mio Milan”.

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