Coi suoi 29 anni Luca Garri è già un veteranissimo del nostro campionato. E' anche una persona di spessore e dalla buona dialettica, come potete leggere nell'intervista che segue che svela molti lati del nuovo pivot biancorosso.  

Luca, partiamo dal tuo arrivo a Varese. Come ti senti?
“Ti rispondo con una sola parola: orgoglioso. Comunque, giocare in una società con la storia di Varese non può che rendermi orgoglioso. Tant'è che la trattativa è durata molto poco dato che il mio sì è stato quasi immediato. Poi, aggiungo che per me Recalcati è una garanzia e a lui devo molto come giocatore. Con la Nazionale ha contribuito molto a lanciarmi e mi ha portato con sé alle Olimpiadi di Atene e ai Mondiali. Accettare la chiamata di Varese è anche un modo per ringraziare Charlie di ciò che ha fatto per me. Poi, non va sottovalutato il fatto che Varese significa giocare vicino a casa mia e più di così non posso proprio chiedere”.

Emerge un ruolo centrale della figura di Recalcati nel tuo arrivo in maglia biancorossa.
“E' stato una parte importante. Poi, va detto che Varese ha un progetto serio. Vedendo come sta andando il nostro basket in questi ultimi anni con molte squadre che non si iscrivono, altrettante che hanno problemi economici, altre con problemi di organico, per un giocatore conta molto la sicurezza di una società che sa programmare come Varese. Questo aspetto ti aiuta molto nel decidere di venire in una società come Varese”.

E' presto per parlarne, ma che tipo di Varese ti aspetti di vedere?
“Ne parlavo proprio con Recalcati di ciò, ma la Varese che verrà penso sarà una squadra molto divertente e che sarà abile a non dare punti di riferimento agli avversari. Avendo una batteria di lunghi completamente intercambiabile con ognuno di noi quattro che può giocare insieme all'altro e che possiamo aprirci sull'arco saremo in grado di creare molto spazio per i nostri esterni. La conferma di Kangur permette a Recalcati di modellare moto bene la squadra. Ritengo che sarà molto difficile difendere contro questa Varese”.

A Varese ti si prospetta un ruolo da centro puro, cosa che in carriera ti è capitato raramente.
“Al mio secondo anno a Biella quando siamo arrivati in semifinale con Gist e Brunner ho provato sulla mia pelle che il centro puro di 210cm e 120kg sta scomparendo. Avere un giocatore così aiuta fino ad un certo punto. Per come vedo io la pallacanestro, preferisco avere a disposizione quattro lunghi atipici, quattro ali forti con cui giocarsela spalle a canestro, col tiro da fuori, col palleggio arresto e tiro di modo da rendere difficile la lettura dell'attacco ad ogni difesa”. 

Quella con Varese è stata una trattativa lampo, quasi da fulmine a ciel sereno.
“Riguardo al mio arrivo a Varese ho un aneddoto da raccontare. Il caso ha voluto che quando sono andato a firmare la rescissione del contratto con Caserta, sono arrivato a Malpensa, ho parcheggiato ed ho incrociato una persona che non conosco che mi ha detto <Grande Luca! Allora vieni a Varese l'anno prossimo!>, ma io non avevo ancora avuto contatti da Varese! Quello era già un segno premonitore. Poi, devo dire che c'era già stato un contatto l'anno scorso e Recalcati mi aveva chiamato, poi per mille motivi le cose sono andate diversamente. Quest'anno c'è stato un nuovo interessamento: Varese ha fatto la sua proposta, io ho replicato e ci siamo incontrati a metà strada”.

Il tuo ultimo anno a Caserta non è stato dei più facili e felici.
“Credo che fino a otto giornate dalla fine ho avuto il mio spazio ed ero contento della mia annata. Poi, nelle ultime giornate, per scelta tecnica su cui non ho nulla da dire, il mio minutaggio è calato tantissimo. Purtroppo, un mio grosso limite è che se vengo utilizzato poco e a intermittenza non riesco a esprimermi. Viceversa, se ho spazio e continuità, metto in mostra tutto il mio potenziale. Mi è dispiaciuto nelle ultime gare non avere spazio, magari anche per colpa mia, ma la reputo un'annata buona. Ormai è ora di pensare a Varese e, perché no, a togliermi qualche sassolino dalla scarpa”.

Quanto conterà il fatto che Varese punta molto di più su di te e sulle tue qualità?
“Sicuramente il mio peso specifico è superiore rispetto a Caserta. Ho tutta l'intenzione di farmi voler bene anche dai tifosi e me lo guadagnerò sul campo mostrando impegno e attaccamento alla maglia”.

A 29 anni e dopo una carriera già lunga e con qualche soddisfazione cosa chiedi ora alla pallacanestro?
“A volte non riesco per limiti miei a farmi capire come vorrei con gli allenatori. Però, se un allenatore crede in me, io do tutto ne stesso anche oltre il 100%. Ritengo che Recalcati creda in me in questa maniera e ho intenzione di ripagarlo in pieno. Quindi, chiedo al basket un allenatore che si fidi pienamente di me. Sono convinto che se non vengo tolto al primo errore, sono pronto a fare qualunque cosa per il mio coach. E con Carlo sono convinto possiamo instaurare un rapporto del genere. Purtroppo, finora non sono mai riuscito a trovare un allenatore che con continuità si fidasse di me lungo tutto l'arco della stagione”.

Insomma, potremmo dire che il tuo talento non è ancora esploso pienamente.
“Ho avuto fortuna nella mia carriera, altrimenti non sarei arrivato qui. Però, forse mi è mancato quell'allenatore che mi desse pienamente fiducia. Ci sono tanti giocatori che disputano i primi 5' in maniera inguardabile,ma poi ti fan vincere la gara. Forse, nella mia carriera è mancato questo passo. Non rimpiango nulla della mia carriera, però non è mai troppo tardi per fare un ulteriore salto di qualità. Se poi consideriamo che un lungo raggiunge la piena maturità alla mia età…”

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