C'è un grande prato verde dove nascono speranze”.

Mi piace pensare che le prime strofe di una famosa e struggente canzone di Gianni Morandi siano perfette per raccontare la storia di Raffaele Pucino, terzino del Varese, nonché astro nascente nel panorama del calcio tricolore. Raffaele, da almeno una dozzina d'anni, su quel grande prato verde ricama grandissimi sogni che, un po' alla volta, con pazienza, tanto lavoro, impegno massimale e una tonnellata di sacrifici si stanno realizzando.

Il ragazzo nato a Caserta nel maggio 1991 è reduce, insieme alla squadra, dalla bella prestazione contro la Nocerina, una gara che per Lele ha avuto un significato particolare.
“In realtà i significati sono diversi. Parlando di calcio c'è in tutti noi la soddisfazione per aver colto una vittoria importante, valida come immediato riscatto dopo la battuta d'arresto subita in casa contro il Cittadella. Un successo dal notevole peso specifico sia perchè ottenuto in trasferta, sia perchè conquistato dopo essere stati sotto di due gol. Infine, potrei parlare dei tanti significati personali visto che ho giocato davanti alla mia famiglia e agli amici più cari in quello che per me è stato un sabato davvero speciale”.

Dopo il 2-0 pro-Nocerina qualcuno era già pronto a celebrare il funerale.
Non noi, però. Anzi, al rientro in spogliatoio alla fine del primo tempo sentivamo tutto il fastidio, il rigetto per un risultato assolutamente falso. Sapevamo di aver giocato un primo tempo inconsistente e mister Maran mettendo l'accento su questo aspetto ci ha dato anche una bella “svegliata” riportandoci sui binari. Non a caso appena rientrati in campo abbiamo segnato subito e, di più, abbiamo letto negli occhi dei padroni di casa sentimenti precisi: paura, insicurezza e pressione. Cinicamente abbiamo picchiato duro su queste “ferite” e dopo il pareggio loro, contestati anche dal pubblico, sono andati completamente fuori giri. A quel punto abbiamo sentito l'odore del sangue e abbiamo finito addirittura largheggiando”.

Intanto la vostra classifica si fa sempre più interessante: per raggiungere quale traguardo?
Non sposto di un millimetro l'asticella e come nello scorso mese di agosto indico nella salvezza l'obbiettivo più importante. Pensiamo a lavorare per mettere in fretta in cascina i punti necessari allo scopo poi, semmai, penseremo a divertirci consapevoli che tutti dovranno fare i conti con noi”.

Quali, invece, i sogni nel cassetto di Pucino?
Il primo è quello cullato da tutti i ragazzi che giocano a calcio: vestire la maglia della Nazionale. Il secondo, per me che sono campano d'origine, è vestire la maglia del Napoli, la società con la quale ho fatto la trafila delle giovanili. Il terzo è quello di giocare al San Paolo, uno stadio che per atmosfera, calore e partecipazione è assolutamente unico e inimitabile. Ogni volta che in televisione vedo giocare in casa la squadra allenata da Mazzarri mi vengono i brividi e non voglio aggiungere altro”.

Sabato a Masnago toccherà al Brescia munirsi di calcolatrice, o no?
“Loro, sulla carta, sono uno squadrone che sta attraversando un periodo difficile, ma il valore tecnico, dei biancoazzurri è elevato e noi dovremo davvero superarci per conquistare un altro successo. Poi, finalmente, sarebbe bello regalare un'altra soddisfazione ai nostri tifosi che in casa ci hanno visto vincere meno che in trasferta. E' vero che il campionato di serie B è “pazzo” per definizione, ma giusto un pizzico di razionalità non ci farebbe male”.

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