Biondo, occhi azzurro cielo e quasi due metri d'altezza. Non è un modello che debutterà presto sulla passerella di una sfilata di moda, ma è Magnus Troest, cardine della difesa del Varese. Ha 24 anni, ma vanta già parecchie esperienze, in Italia e all'estero. Prima con il Parma e poi con l'Atalanta ha guadagnato, sul campo, la Serie A. Ma, quest'estate, ecco una nuova avventura in Serie B dove, ormai, è il re. Re Magnus. Ad oggi, prestazioni alla mano, il fiore all'occhiello della campagna acquisti biancorossa dell'estate.
Ieri a Pescara il Varese ha incassato tre gol, due dei quali in tre minuti. Cosa è successo?
“Abbiamo perso purtroppo. Non so se sia stato un blackout, però prendere due gol in così poco tempo non va bene. Dobbiamo continuare a lavorare e migliorare sotto tanti punti di vista”.
Quella contro la squadra di Zeman, per te, è stata la partita più difficile sin qui?
“Indubbiamente il Pescara ha degli attaccanti fortissimi e i numeri lo confermano: è la squadra che ha realizzato più gol di tutti. Ma c'è stata anche un'altra partita durissima da questo punto di vista, quella col Torino. Anche loro hanno un reparto offensivo di altissimo livello”.
Nelle ultime tre partite hai giocato al fianco di tre compagni diversi. E' penalizzante oppure è un vantaggio?
“E' vero. A Reggio Calabria c'era Figliomeni, con la Juve Stabia Camisa e a Pescara Terlizzi: sono tutti dei bravissimi giocatori. Per questo non è stato difficile. Però è chiaro che se si gioca sempre con lo stesso si creano intese migliori e ci si capisce al volo. Quando giochi con lo stesso compagno per più partite è meglio perché si può coltivare questo feeling”.
Ruotano gli uomini intorno a te, ma tu resti sempre lì, punto fisso della difesa biancorossa. Senti questa responsabilità?
“No, non ci penso. Il mio obiettivo è solamente quello di dare il massimo e giocare bene quando sono chiamato in causa”.
Passi da un ambiente caldo come quello di Bergamo alla tranquilla Varese, che differenze ci sono?
“A Bergamo c'è una gran pressione sulla squadra. L'anno scorso dovevamo vincere per forza e ci siamo riusciti. Quando giochi con queste pressioni addosso riesci, magari, anche a giocare meglio perché sono degli stimoli e degli incentivi forti. Qui a Varese mi trovo molto bene, sia con i miei compagni, sia in città. E' piccola, ma si vive bene”.
Chi è Troest quando non ha gli scarpini ai piedi?
“Un ragazzo tranquillo. Non sono ne sposato, ne fidanzato. Amo stare in casa a guardare la tv e i film. Esco spesso per andare a mangiare al ristorante, il cibo italiano merita”.
Da tanti anni sei lontano dalla tua Danimarca, nostalgia?
“Appena posso prendo un aereo e torno a casa mia, anche per due giorni. Credo di riuscire ad andare dopo la partita col Modena se abbiamo due giorni di riposo. Qui io sto bene, ma a casa mia si sta meglio! Torno per stare con la mia famiglia e i miei amici che purtroppo vedo poco. Il primo anno è stato difficilissimo, ma poi le cose sono migliorate. Appena posso, comunque, torno in Danimarca”.