Giuseppe pensa veloce. Parla veloce. Agisce veloce. Corre veloce. Segna veloce.
Beppe De Luca, centravanti “rapinoso” nonché capocannoniere del Varese 1910, è cresciuto in modo veloce. Non ha nemmeno 21 anni, Beppe, ma in realtà è “grande” da molti, molti di più.
Costretto a crescere in fretta, voglioso di crescere in fretta perché, da ragazzo “maturato veloce”, ha capito rapidamente che in casa c’era bisogno di lui.
“Il solito film del calcio come riscatto sociale non è esattamente quello che mi raffigura perché i miei genitori, papà Francesco e mamma Cristina, si sono sacrificati tantissimo per far offrire il massimo possibile a me e mia sorella Katia. Però papà Francesco è invalido ed io ho sempre sentito dentro di me il dovere, la responsabilità di restituire qualcosa. Fare bene nel mondo del calcio potrebbe aiutarmi in questo scopo ed io, che da tantissimo tempo lavoro per questo obiettivo ne sarei enormemente felice”.
Fare bene nel mondo del calcio. Una frase che, oggi, per uno come te si può declinare in mille modi diversi: il Varese, il sogno della serie A, le rete sempre gonfia, l’interesse dei grandi club, la Nazionale Under 21. Roba che non si sa nemmeno da dove cominciare.
“Guarda, ti do una mano e te la faccio più semplice. Parliamo solo del Varese e, come hai giustamente sottolineato, di “quella cosa là” che, dopo la sfortunata avventura scorso anno, ci piacerebbe provare a conquistare”.
Parliamone.
“Prima considerazione: tutto l’ambiente è felicissimo per aver raggiunto un traguardo, i playoff, che sette mesi fa sembrava fosse impossibile da ottenere. Abbiamo già fatto il nostro, ma un successo dietro l’altro la “fame” è aumentata ed essere arrivati alla post-season rappresenta solo il primo passo perché mese dopo mese questa squadra è cresciuta, ha acquisito consapevolezza, fiducia nei suoi mezzi e nelle sue capacità. Qualità che addetti ai lavori e i nostri avversari sembrano snobbare, ma in fondo è meglio così perché la nostra squadra, con grande umiltà, in silenzio e restando sotto traccia, sa di poter giocare alla pari con quelle che vengono definite “grandi favorite”. Magari, a conti fatti, avranno ragione loro, ma la mia sensazione è che contro il Varese dovranno fare tanta, tanta, tanta fatica”.
Ultimo turno, peraltro prestigioso, contro la Sampdoria poi scatterà la rumba-playoff: c’è un avversario che, più di un altro, ti è gradito?
“No, nessuno in particolare anche perché scegliere con chi giocare porta una sfiga che neanche te lo immagini. Il nostro motto è sotto a chi tocca perché questo Varese ha rispetto per tutti, ma paura di nessuno”.

Massimo Turconi