In gradevole compagnia di Stefano Bizzozi, vice allenatore di Frank Vitucci, scorre un lunga geografia di volti, nomi, panorami, orizzonti. E ricordi. Di estati valtellinesi sudate, stanche, appiccicose. Settimane intere passate solo a studiare, giocare, parlare, sperimentare pallacanestro con coach Bizzozi che, insegnante sempre paziente e misurato, di gentilezza e austerità antiche, provava a trasmettere a noi allievi un metodo. Stefano, oggi, non è cambiato. Nei modi gli riconosci immediatamente la profonda, innata, educazione ed un garbo che, in questi tempi sguaiati e volgari, andrebbe premiato. Ma anche la gentile e ferma determinazione di un uomo che lungo i suoi brillanti percorsi di vita non ha mai abiurato dalle sue idee. “Durante i corsi allenatori insegnavo, insegno tuttora i fondamentali del gioco ma – dice Bizzozi -, insieme a palleggio, passaggio, arresto e tiro, cerco di far passare un messaggio: il “fondamentale umano” è il più importante, ma spesso il più dimenticato. Dietro agli individui che troviamo in palestra – dal bambino dei corsi minibasket alla grande stella professionista affermato -, c’è sempre una persona e riuscire ad entrarvi in relazione rappresenta sempre il primo, imprescindibile, aspetto”.
Non a caso, parlando di Cimberio, facciamo riferimento a variegate umanità che messe insieme stanno facendo miracoli.
“L’alchimia che si crea all’interno di uno spogliatoio è sempre qualcosa di magico e insondabile. Un qualcosa per cui non puoi mai riconoscere una sorta di “ricetta”. Però, agevolare i rapporti, aumentare il benessere tra le persone, dare ad ogni giocatore e membro dello staff tecnico la giusta attenzione sono compiti che possono essere attivati anche dall’allenatore e, in questo senso, Frank Vitucci è davvero eccellente. Nel nostro gruppo, nei fatti quotidiani e nelle idee, puoi respirare stima reciproca, coesione, unione d’intenti e grandissimo rispetto per il lavoro di tutti e per il semplice “stare”. E’ un dato di fatto: questi ragazzi vogliono stare insieme e condividere molti momenti anche fuori dal circuito obbligato fatto da allenamenti-trasferte-partite e a noi piace pensare che uno dei “segreti” della nostra squadra sia proprio questa voglia di condividere anche le umanità altrui”.
Tutti, addetti ai lavori, tifosi, curiosi, si chiedono: per arrivare dove?
“I nostri orizzonti tecnici, mentali, strutturali, ma anche quelli del campionato, sono così vasti e inesplorati che diventa davvero difficile, per certi versi persino sbagliato guardare avanti. Per quanto mi riguarda cerco solo di vivere il momento nella sua pienezza, immerso nella totale bellezza di ciò che la pallacanestro continua ad offrirmi. Ascolta questo aneddoto e capirai: oltre 20 anni fa, quando allenavo le giovanili di Desio, entrando per la prima volta a Masnago, rimasi per qualche secondo senza fiato perché, per tutti noi “stranieri”, varcare la soglia del palazzetto era come entrare in un luogo sacro. Ne respiravo la maestosità e l’importanza e sentivo che la storia del basket era passata da lì. Oggi, pensa te, faccio parte, anche se in misura minima, di questa storia. Quindi, mi godo il momento, rifletto su quanto sono e siamo fortunati e penso solo a battere Reggio Emilia per spostare avanti il sogno di altri sette giorni per questa Cimberio favolosa capolista. Roba da brividi…”.

Massimo  Turconi