Seconda puntata dell’alfabeto della stagione cestistica da poco finita e, per certi versi, già travolta dagli eventi. Ma ricordare ciò che è appena passato, non fa mai male…
D come DEMARTINI, Daniele: uno che, nel confronto, farebbe impallidire anche il pur celebrato “Soldatino” Di Livio. Daniele, assolutamente dedito alla causa si è sbattuto come pochi in allenamento consapevole che, comunque, al momento di giocare avrebbe ricevuto pochino. “Salvate il soldato Daniel” in 35 presenze ha racimolato solo 81 minuti, ma nelle due stagioni disputate in maglia Cimberio ha portato a casa consensi unanimi: quelli giustamente tributati ad un ottimo ragazzo nonché grande professionista.
D come DIAWARA, Yakhouba: la grande sorpresa dell’annata biancorossa, anche se parlare in questi termini di un giocatore che ha fatto parte di squadra NBAS potrebbe sembrare riduttivo o quantomeno improprio. In realtà Kuba, a dispetto di un curriculum di qualità e doti fisico-atletiche-tecniche “esagerate” nelle sue pre4cedenti fermate italiche – Fortitudo e Brindisi -, non aveva mai convinto del tutto. Lo ha fatto a Varese mettendo insieme le più belle cifre della sua carriera: quasi 16 punti con il 53% da 2, il 37% da 3 e quasi 6 rimbalzi per partita.
Numeri che, manco a dirlo, hanno alzato vertiginosamente il suo “appeal” e lo hanno reso giocatore per squadre di prima fascia.
Scherzando, ma non troppo, dico che dovrebbe devolvere a Varese, coach Recalcati e compagni una piccola parte del prossimo, ricchissimo, contratto che firmerà. O, almeno, offrir loro una pizza…
E come ELEGANTE: l’aggettivo che mi sento di attribuire al gioco espresso da Varese quando tutte le cose si sono sviluppate nel migliore dei modi. Il penetra e scarica degli esterni, l’armoniosa trama creata dai passaggi, il desiderio di cercare il compagno sempre più libero. In un mondo del basket ingessato, fin troppo prigioniero del “pick and roll” e dei giochi a due, vedere Varese muovere la palla ha prodotto spesso un effetto taumaturgico. Giustamente apprezzato dal pubblico.
F come FAJARDO, Diego: cos’altro dire di un giocatore, anzi, di un grande giocatore, che a 36 anni suonati ha prodotto gare di altissimo livello con grande impatto tecnico e letture eccellenti sotto il profilo tattico ? Beh, potreste aggiungere che Dieguito ha sempre, sottolineo sempre, giocato con un trasporto emotivo, con un’intensità mentale, con una rabbia agonistica sconosciuta ai ragazzi più giovani. Poi, la sincera ammirazione nutrita da Fajardo per coach Recalcati ha agevolato il compito del giocatore iberico che, di contro, ha prodotto un basket di maggior qualità per la squadra e una sensazione di rispetto che ho nettamente avvertito in tutti gli allenatori e giocatori avversari.

To be continued…

Massimo Turconi