Intervista al vice di Maran che è passato a trovarci in redazione – 

Christian Maraner: un nome, un destino. È l’allenatore in seconda del Varese, vice del “sergente” Rolando Maran. Nella sua carriera da calciatore è stato allenato da Mario Belluzzo, attuale guida degli Allievi Nazionali, e anche da Beppe Sannino, che non ha bisogno di presentazioni. A sette mesi dal suo arrivo ci racconta le sue sensazioni in biancorosso.

Christian, parlaci del tuo arrivo nel Varese in corsa al campionato e anche di corsa, dato che tu e Maran siete approdati prima del turno infrasettimanale in trasferta a Vicenza.
“Maran mi ha telefonato dopo l’incontro con la società e mi ha detto: ‘andiamo a Varese, si parte’. Ero molto curioso prima di arrivare, perché per me era tutta una situazione nuova. Ho preparato in fretta le mie cose e sono partito con grandi aspettative. L’obbiettivo era quello di essere determinanti sin da subito, ma sinceramente non immaginavamo di poter collezionare tre vittorie consecutive. Abbiamo iniziato benissimo e proprio una partenza del genere ci ha dato la fiducia per proseguire sulla strada giusta”.

Da quanto tempo conosci il tecnico Maran? E ch e rapporto hai con lui?
“Da tempi preistorici. Ci siamo conosciuti da ragazzi. Io avevo appena compiuto 17 anni quando dal Rovereto sono passato al Chievo, dove giocava anche Rolando. L’essere della stessa regione (entrambi trentini n.d.r.) ci ha aiutato nella conoscenza, poi lo giocare assieme ha contribuito a far nascere un forte legame”.

Dove è iniziata precisamente la tua carriera nel mondo del calcio?
“Ho fatto le giovanili in diverse quadre del Trentino, poi sono passato nella prima squadra del Rovereto che allora giocava l’Interregionale. Da lì ho raggiunto Chievo e negli anni successivi ho giocato tra Serie C2 e Serie D passando per il Sudtirol, con Mario Belluzzo (attuale guida degli Allievi Nazionali biancorossi n.d.r) come allenatore. Anche Beppe Sannino mi ha allenato sempre nell’Alto Adige nella stagione 1999-2000. All’età di 33 anni ho smesso a causa di un infortunio e poi ho iniziato ad allenare il Trento in Serie D”.

In base alla tua esperienza, come definiresti il gruppo di lavoro trovato qui a Varese?
“Si tratta di persone affidabili capaci di interagire bene con tutti. Sin dal primo giorno sono stati tutti quanti disponibili e professionali. Credo che a Varese ci sia un ottimo gruppo di lavoro, soprattutto compatto e che proprio questo faccia la differenza. Siamo arrivati con l’obbiettivo di tirarci fuori da una rotta pericolosa. La qualità della rosa e la disponibilità al lavoro ci hanno permesso di farlo”.

Forze e debolezze del Varese?
“La forza è sicuramente la voglia di lavorare sempre al massimo. Anche nei momenti di difficoltà abbiamo sempre reagito da squadra sicura di sé e dei suoi mezzi. L’anello debole è sicuramente la gestione degli allenamenti, per noi non è facile organizzarci, ma credo che l’arrangiarsi ci aiuti nel rimanere più umili e compatti”.

Come ti trovi in città?
“Devo dire benissimo. Varese è piena di verde, di prati e di parchi e mi ricorda molto le mie zone. È una città assolutamente vivibile e tranquilla. Un posto ideale per lavorare in serenità”.

E il rapporto con i tifosi?
“Il loro appoggio è spassionato e senza nessun tipo di pressione. È un bel rapporto quello tra società e sostenitori perché non c’è assolutamente distacco. Speriamo di vedere sempre più persone sugli spalti. Noi come squadra ce la stiamo mettendo tutta”.

Parliamo di campionato. Il rush finale è iniziato: chi va in Serie A? Chi retrocede?
“In questo momento è difficile fare previsioni. Credo che il Torino sia la squadra con una marcia in più su tutte le altre e che abbia già un piede in A. Tra tutte le altre invece è battaglia ancora aperta. E anche in fondo alla classifica la lotta è serratissima. Sarà un finale sicuramente emozionante”.

Elisa Cascioli