Una carriera importante da calciatore alle spalle e una da allenatore che ha da poco preso il via.
Questo è Michele Serena, tecnico dello Spezia classe ’70, sulla panchina ligure dallo scorso anno dove ha vinto tutto: campionato di Prima Divisione, con una rimonta incredibile (dal terzultimo al primo posto) sul Trapani che guidava la classifica quasi dall’inizio, Coppa Italia Lega Pro contro il Pisa e Supercoppa ai danni della Ternana.
Partiamo dal Serena calciatore: esordio tra i professionisti con il Mestre in C2, stagione 1986-1987.
“Ricordo bene quel periodo; ero un ragazzino e giocavo praticamente a casa essendo nato proprio a Mestre. L’anno dopo la squadra fu assorbita dal Venezia e allora iniziai a mettermi in mostra proprio con i colori arancioneroverdi”.
Le buone prestazioni ti portarono l’anno seguente alla Juventus.
“Esatto. Con i bianconeri collezionai solo 4 presenze vincendo una Coppa Italia e una Coppa Uefa; a Torino riuscii anche ad esordire in Serie A anche se giocavo veramente poco e per un giovane come me era necessario andare a in prestito per fare esperienza”.
Da qui i prestiti al Monza prima e al Verona poi. Quindi l’approdo alla Sampdoria, nell’ambito dell’operazione che portò Gianluca Vialli alla Juventus, alla Fiorentina, l’esperienza in Spagna con l’Atletico Madrid, Parma e, infine, Inter, dove hai chiuso la carriera. Qual è il ricordo più bello che hai di questi anni?
“Sarebbe facile e scontato dire che i miei ricordi più belli sono legati alle vittorie. Per me non è così; ci sono due momenti che rievoco con estremo piacere: Fiorentina-Atalanta e Inter-Roma. In entrambe le partite tornavo da due gravissimi infortuni e per me rappresentarono due nuovi debutti. Fu la prova della mia caparbietà, un successo per me e i miei cari che mi erano stati vicino nel lungo e doloroso tunnel del recupero. Tornare a calcare i campi da gioco dopo due stop lunghi e dolorosi come quelli che ho passato io, ti dà una grande soddisfazione, oltre che un’immensa emozione”.
Chiusa la carriera da giocatore, comincia quella da allenatore, con le prime esperienze nelle giovanili del Venezia e poi l’approdo alla guida della prima squadra.
“Mi feci tutte le giovanili dal 2006 al 2008. In seguito all’esonero di D’Adderio fui promosso in prima squadra salvo poi essere esonerato otto mesi dopo. Nel febbraio del 2009 venni richiamato per salvare i lagunari che erano all’ultimo posto in C1 e ci riuscimmo, in un’annata difficilissima”.
L’impresa ti porta notorietà e quindi la Serie B con il Mantova e, l’anno dopo, con il Grosseto. Quindi l’approdo allo Spezia la scorsa stagione.
“Le prime esperienze in B furono positive nonostante la retrocessione ottenuta con i lombardi. Dopo Grosseto, mi contattò il presidente onorario Gabriele Volpi per la panchina dello Spezia; il progetto mi sembrò fin da subito importante e non ebbi dubbi, nonostante avessi qualche offerta in cadetteria”.
Lo Spezia, squadra costruita per puntare alla promozione. E’ questo l’obiettivo?
“Non credo sia da promozione. E’ un team in cui ben si alternano esperienza e freschezza. In ogni ruolo ci sono giovani interessanti ma anche veterani in grado di fornire i giusti consigli ai propri compagni. L’obiettivo è quello di costruire una piattaforma solida per rimanere in B per tanti anni; più avanti potremo ambire anche a qualcosa di più”.
Sulla vostra strada ci sarà il Varese.
“I biancorossi da anni stupiscono il panorama calcistico italiano. Sono una grande squadra, molto solida e compatta. Il 4-0 contro il Sassuolo è uno dei risultati più bugiardi dell’intero campionato; dovremo stare attenti perché saranno arrabbiati e devono fare necessariamente risultato visto l’andamento delle ultime partite. Sarà una gara complicata per noi”.

Marco Gandini