Siate affamati, siate folli. Parole e musica di Steve Jobs, guru, genio, guida spirituale, santone telematico. Legioni di discepoli ordinatamente in fila , con viveri e generi di conforto, a volte in attesa da giorni, per accaparrarsi la nuova Arca dell’Alleanza in touchscreen. Ed una volta impossessatisi del prezioso manufatto, previo esborso economico non indifferente, eccoli esultare quasi avessero vinto al lotto! Ma è una moltitudine gioiosa ed allegra, appunto folle ed affamata. In realtà, mi ci riconosco alla perfezione. Non tanto nell’investire il mio tempo in logoranti attese tecnologiche, quanto nella definizione di folle ed affamato. Per un piatto di gnocchi galleggianti nello zola potrei perdere il senno, pur senza dividere ore di snervante sosta davanti ad una rivendita di infernali congegni, anche se con grande signorilità. Di certo meno elegante ma folle e gastronomicamente efficace fu il gesto che vide assoluto protagonista il mineiro Gilson, deejay brasileiro molto conosciuto in città , mentre assisteva in tv alla finale di Confederation Cup tra il Brasile e l’Argentina presso la Cattedrale del Samba di Viale Aguggiari 45.
Si sa che ogni incontro di calcio tra le due nazioni è scontro di culture, la grazia e l’onnipotenza del samba contro la rudezza e la presunzione del tango, la tensione è palpabile, un turbinio di emozioni assale il pubblico e i giocatori. In tutta tranquillità nuotava nell’acquario il Beato Estevao, pesciolino rosso di casa dalle squame sbiancate dal cloro e dal tempo, indifferente all’agitazione degli umani, gentile e premuroso. Molte le partite del Brasile sulle spalle, abituato alle urla ed agli strepiti del gruppo di pazzoidi riuniti per ogni occasione calcistica. Ma il famelico Gilson era in agguato…Fu un attimo.
Sua Eminenza Ronaldinho siglò un gol da antologia, l’entusiasmo sali’ alle stelle, il delirio si impadronì del verdeoro churrascheiro che in trance agonistica si aggirava ululante per la casa. Avvistò l’acquario, sul volto comparve uno sguardo cannibale, in meno di un secondo si gettò a fauci spalancate nel recipiente e ne riemerse stringendo tra i denti il disperato Estevao! Brandelli di vita vissuta, spezzoni di esperienze ittiche, emozioni squamose balenarono in quegli attimi lunghi come ere nella testa dello sfortunato animale. Ma, in un barlume di lucidità, il popolare Gilson risputò l’oviparo branchiato che tornò, terrorizzato, a nuotare vicino alla statuetta del Cristo Redentore, copia del famoso monumento che dal Corcovado abbraccia Rio de Janeiro e che, quel giorno, restituì alla vita il Beato Estevao, vittima inconsapevole di un precursore degli odierni folli ed affamati.

Marco Caccianiga