La Pallanuoto è fair play da sacrificio e fatica, sport poco mediatico, molto per addetti ai lavori, per il pubblico visibile a metà, difficile scorgere ciò che accade sotto la superficie dell’acqua, ma, soprattutto, unico caso nella variegata galassia dell’attività motoria, condizionato pesantemente dall’arbitraggio. Proprio la difficoltà estrema, da parte di chi assiste alla partita, di individuare movimenti subacquei, fornisce ai giudici , dal bordo vasca, il potere assoluto, l’insindacabile verità, la decisione suprema, senza possibilità di commento o verifica. E gli atleti, con educazione sportiva da fantascienza, accettano senza scenate isteriche, finte lacrime o improbabili attacchi convulsivi le decisioni dei Signori del Fischietto. Ma gli atleti sono in acqua… E sugli spalti, a volte, accade che non ci siano sempre principi del fair play… Qualche anno fa… Brescia, splendida città, grande attenzione all’Attività Motoria giovanile, vanta una ottima società di Pallanuoto. Il Campionato di categoria è dominato dai lombardi, le altre squadre paiono destinate a vincere l’Oscar delle non protagoniste e il match in calendario, contro i liguri del Bogliasco, potrebbe consegnare in anticipo ai “leoni” bresciani il meritato trionfo. Ma la tensione emotiva limita le capacità dei lombardi, inibisce la forza esplosiva dei suoi atleti e la partita si fa più complicata del previsto. Il coach tenta tutte le soluzioni, con cambi mirati, variazioni tattiche, schemi consolidati, ma nulla riesce a portare luce nel black out agonistico che ha colpito i bresciani. D’improvviso il centro boa lombardo si libera dalla presa tentacolare del difensore ligure e scarica in rete tutta la sua rabbia. Esultano i ragazzi in calottina blu, l’incubo è scacciato, il successo è ad un passo. Ma il Principe del Giudizio Insindacabile, l’arbitro, sanziona un’infrazione subacquea all’attaccante lombardo, annulla il gol e consegna palla agli avversari. Increduli gli spettatori in tribuna, agghiacciati i dirigenti bresciani. Accecato da Ate, mitologica dea della collera, il padre del giovane centro boa si precipita con un balzo sul bordo vasca, dirige la sua furia verso il direttore di gara e, con un’azione tecnicamente ineccepibile e motoriamente pregevole, ma propria di un altro sport, sferra al pover’uomo un calcio nel posteriore degno della preziosità balistica del mitico Roberto Rivelino. Il volo in acqua del tapino è salutato dagli impietosi spettatori con urla, lazzi e acclamazioni all’autore, portato in trionfo e già Sindaco per “vox populi”…!
Marco Caccianiga