Dopo la sconfitta contro
E' stata una partita segnata sin dall'avvio. Il parziale con cui Venezia è scappata è divenuto troppo duro da scalare e Varese ha disputato una gara troppo monocorda sul profilo del canovaccio di gioco. Anche su questo punto l'analisi di Recalcati è obiettiva e puntuale: “Chiaramente i primi 10' hanno segnato la partita perché abbiamo preso un break subito e poi abbiamo cercato sempre di rientrare in partita, anche giocando gli altri quarti alla pari con Venezia. Non siamo mai riusciti a recuperare il divario proprio per la già citata incapacità di attaccare l'uomo e di trovare soluzioni in uno contro uno. Nel secondo tempo siamo andati un po' meglio perché abbiamo perso meno palloni rispetto al primo tempo, dove abbiamo perso dei palloni su situazioni di raddoppio. Può darsi anche che magari questo timore ci ha portato poi a tirare di più da tre, però è chiaro che in una partita così difficile con un avversario del grande valore come Venezia c'era bisogno di giocare con più equilibrio tra attacco e difesa e soprattutto con maggiore circolazione di palla e capacità appunto di impegnare i rispettivi avversari in situazioni di uno contro uno”.
Ancora una volta è emersa l'importanza di Diawara nel gioco varesino. Senza le sue giocate in post basso è venuta a mancare la pericolosità vicino a canestro e la profondità all'azione di gioco della tua squadra. “E' tutta la stagione che conviviamo con questa problematica e, quindi, è proprio per questo che non possiamo vivere di solo Diawara o del suo postbasso. Abbiamo la possibilità e dobbiamo creare altre situazioni, però è chiaro che quando non attacchiamo mai l'uomo diventa veramente difficile costruire gioco. Senza dimenticare che domenica scorsa abbiamo giocato contro una squadra anche molto motivata dato che venivano da due sconfitte e volevano vendere cara la pelle. Sarebbe stata, a mio avviso, per noi una partita abbastanza decisiva in caso di vittoria, invece, prendiamo atto di non aver giocato in alcuni momenti la nostra pallacanestro e pensiamo alla prossima perchè abbiamo modo di recuperare”.
Questa Cimberio è legata a filo doppio ai suoi playmaker. Ad un grande Rannikko hanno fatto da contraltare le prove in chiaroscuro di Stipcevic e Weeden. Varese vive di coralità e di esecuzione, ma, soprattutto, dipende dalle mani dei suoi registi. “Noi giochiamo costantemente con due portatori di palla proprio per cercare di ottenere e di avere più fluidità, più circolazione di palla e giocate in uno contro uno. Nel caso specifico della gara con Venezia credo che al di la del rendimento dei singoli, abbiamo avuto difficoltà nei primi 10' sulla loro pressione, mentre per il resto della partita sicuramente le cose sono andate un po' meglio”.