Dopo la sconfitta contro la Reyer Venezia, è il condottiero biancorosso Charlie  Recalcati ad esaminare retrospettivamente quanto e dove i suoi uomini abbiano  sbagliato sul parquet: “Quella con Venezia è stata una partita dove abbiamo fatto fatica per 40  minuti ad attaccare e questo ci ha portato ad avere difficoltà nel giocare uno  contro uno. Ciò è stato prodotto prima di tutto da tanti tiri da tre, più di  quanto normalmente facciamo e comunque più di quanto una partita di questo tipo  doveva esigere – commenta il coach varesino – Oltretutto, non avendo la  capacità di giocare uno contro uno abbiamo subito anche pochi falli e, forse, molti tiri da tre sono nati proprio anche da questa incapacità che ci siamo trascinati per 40'”. 

E' stata una partita segnata sin dall'avvio. Il parziale con cui Venezia è  scappata è divenuto troppo duro da scalare e Varese ha disputato una gara  troppo monocorda sul profilo del canovaccio di gioco. Anche su questo punto l'analisi di Recalcati è obiettiva e puntuale: “Chiaramente i primi 10' hanno segnato la partita perché abbiamo preso un break subito e poi abbiamo cercato sempre di rientrare in partita, anche giocando gli  altri quarti alla pari con Venezia. Non siamo mai riusciti a recuperare il  divario proprio per la già citata incapacità di attaccare l'uomo e di trovare  soluzioni in uno contro uno. Nel secondo tempo siamo andati un po' meglio  perché abbiamo perso meno palloni rispetto al primo tempo, dove abbiamo perso  dei palloni su situazioni di raddoppio. Può darsi anche che magari questo  timore ci ha portato poi a tirare di più da tre, però è chiaro che in una  partita così difficile con un avversario del grande valore come Venezia c'era  bisogno di giocare con più equilibrio tra attacco e difesa e soprattutto con  maggiore circolazione di palla e capacità appunto di impegnare i rispettivi  avversari in situazioni di uno contro uno”.

Ancora una volta è emersa l'importanza di Diawara nel gioco varesino. Senza le  sue giocate in post basso è venuta a mancare la pericolosità vicino a canestro  e la profondità all'azione di gioco della tua squadra. “E' tutta la stagione che conviviamo con questa problematica e, quindi, è  proprio per questo che non possiamo vivere di solo Diawara o del suo postbasso. Abbiamo la possibilità e dobbiamo creare altre situazioni, però è chiaro  che quando non attacchiamo mai l'uomo diventa veramente difficile costruire gioco. Senza dimenticare che domenica scorsa abbiamo giocato contro una squadra anche molto motivata dato che venivano da due sconfitte e volevano vendere cara  la pelle. Sarebbe stata, a mio avviso, per noi una partita abbastanza decisiva  in caso di vittoria, invece, prendiamo atto di non aver giocato in alcuni momenti la nostra pallacanestro e pensiamo alla prossima perchè abbiamo modo di  recuperare”.

Questa Cimberio è legata a filo doppio ai suoi playmaker. Ad un grande Rannikko hanno fatto da contraltare le prove in chiaroscuro di Stipcevic e  Weeden. Varese vive di coralità e di esecuzione, ma, soprattutto, dipende dalle  mani dei suoi registi. “Noi giochiamo costantemente con due portatori di palla proprio per cercare di  ottenere e di avere più fluidità, più circolazione di palla e giocate in uno  contro uno. Nel caso specifico della gara con Venezia credo che al di la del  rendimento dei singoli, abbiamo avuto difficoltà nei primi 10' sulla loro  pressione, mentre per il resto della partita sicuramente le cose sono andate un  po' meglio”. 

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