“Aria di casa mia” è il titolo di una canzone di successo dei primi anni ’80 di Sammy Barbot, ideale colonna sonora dell’avvio di stagione del neo allenatore del Palermo Giuseppe Sannino. Varesino d’adozione, Indunese per ragioni di cuore, il mister originario di Ottaviano ha iniziato proprio in Valceresio la sua nuova avventura in serie A sulla panchina bollente della squadra siciliana di un altro varesino adottivo, Maurizio Zamparini.
“Questi primi giorni di raduno a Varese sono stati una bella sorpresa – ha esdordito Sannino al termine della prima sgambata sul campo di Induno Olona – Non è stata una mia scelta. La società aveva già individuato una struttura medico sportiva importante come la clinica “La Quiete” per effettuare le visite e gli esami medici di inizio stagione ed io sono stato ben felice di riabbracciare tanti amici. Si vede che Varese è nel mio destino”.
L’anno in serie B con il Varese lo iniziasti con la preoccupazione di non essere all’altezza e lo finisti sfiorando la promozione. Stessi dubbi e preoccupazione li dichiarasti nella tua presentazione come nuovo allenatore del Siena riuscendo poi a conquistare una salvezza tutt’altro che scontata. Al tuo secondo anno nella massima serie A quali sono le tue sensazioni?
“Le stesse di sempre – risponde convinto il mister – Ogni anno la passione e l’entusiasmo sono gli stessi che mi spinsero a fare questo lavoro, accompagnato da dubbi e paure. Penso faccia parte dell’essere umano e credo di una persona intelligente. Le certezze si hanno solo quando attraverso il proprio lavoro si ottengono buoni risultati”.
Inizi la preparazione con un gruppo ancora da definire nei particolari e con davanti ancora un mese e mezzo di mercato. Tranquillo?
“E’ il calcio moderno. Allenatori e calciatori lo sanno. Penso di avere già un buon gruppo su cui lavorare ed altre situazioni in movimento. Fa parte del gioco e tutti noi ne siamo consapevoli. Ma al di là di tutto ciò mi sento di dire che questi ragazzi mi hanno dato sensazioni positive già nel primo allenamento. Il campo e il tempo diranno chi potremo essere e dove potremo arrivare”.
Scrivendo la sua autobiografia Alex Zanardi racconta di essersi detto: “però Alex Zanardi da Casal Maggiore, sei stato bravo”. Guardandoti allo specchio ti è capitato di dirti “però Giuseppe Sannino da Ottaviano…”?
Chi mi conosce davvero sa qual è stata la mia vita e il mio percorso. Una vita e un percorso che mi hanno insegnato a vivere con serenità ed entusiasmo il presente. Oggi ho la possibilità di fare il mestiere che amo in una città di due milioni di abitanti con un pubblico appassionato ed esigente. Ma se sono arrivato fin qui è perché ogni città dove sono stato e ogni persona che ho incontrato mi hanno dato qualcosa per crescere”.
A Siena nessuno parla di Conte, in tanti parlano di Sannino.
“Questo lo dici tu e io mi fido. La parte del calcio che mi piace di più è il rapporto con le persone. Prima di risponderti voglio parlare del Varese. Da quando le nostre strade si sono divise com’è normale che sia nel nostro mestiere, qualcuno ha cercato di rimuovere qualcosa di ciò che abbiamo condiviso soffrendo e gioendo insieme. La storia del Varese e di quel Varese è stata scritta dalle persone e rimarrà per sempre. Screditare qualcuno o qualcosa è da stupidi. Insieme alla riconoscenza e all’affetto per Varese e il Varese mi tengo stretto ciò che la gente mi dimostra e ha dimostrato anche oggi qui Induno Olona nonostante abbia indosso un’altra maglia.
Tornando al Siena. Il mio approccio con la nuova realtà non è stato facile. Nei primi mesi di campionato non vedevo una squadra mia. Con il tempo e il lavoro lo è diventata e insieme, con l’intera rosa a mia disposizione e lo staff tecnico, abbiamo conquistato la salvezza. Personalmente davanti a Conte giocatore e allenatore campione d’Italia non posso che togliermi il cappello così come il sapere che a Siena hanno saputo conoscermi e apprezzarmi per ciò che sono e ho dato mi riempie di gioia. Visto che il mio motto “è tutto scritto” è un po’ datato te ne dico un altro “ogni buon raccolto è il frutto di una buona semina”.
R.B.