Silvia Beltrame, allenatrice di punta della società di pallamano cassanese, segue attualmente le ragazze di Serie A2, U18, U16, un impegno notevole ma che porta i suoi frutti. La giovane coach ha già vinto tre scudetti, aggiudicandosi il titolo di campione d’Italia nel 2007 con la formazione Under 14, nel 2009 con l’U16 e lo scorso anno ancora U16. Quest’ultimo conseguito assieme al marito Obrad Rokvic, anche lui allenatore nel settore giovanile. Laureata di scienze motorie, lavora nel mondo della pallamano da dodici anni, “solo lo scorso anno mi sono specializzata a fare la mamma” ci dichiara, ma non si è trattata di una vera e propria pausa perché ha comunque seguito la formazione U16 assieme al marito.
Come hai conosciuto la pallamano?
“Quando ero piccola giocavo a pallamano a Cassano alle scuole medie Ismaele Orlandi. Ho giocato fino alla terza superiore e il mio ruolo era terzino sinistro. Dopo i miei allenamenti vedevo gli allenamenti della prima squadra italiana Macchi serie A femminile e con le mie compagne  restavo lì ad ammirare le grandi giocatrici straniere e non… e da lì si sognava di diventare come loro un giorno. Quando l’allenatore ci chiedeva quale fosse il numero di maglia desiderato, tutte chiedevamo quello delle grandi giocatrici. Poi ho piantato tutto, rimpiango di averlo fatto ma io volevo dedicarmi a troppe cose contemporaneamente e giustamente i miei genitori mi hanno tagliato la pallamano perché stavo trascurando gli impegni scolastici. Oggi dico sempre alle mie ragazze di impegnarsi a scuola e di fare bene e la pallamano sarà il piacere giornaliero a cui non bisognerà rinunciare”.
E poi com’è iniziata la tua carriera da allenatrice?
“Mi sono laureata in scienze motorie e nel periodo dell’università giocavo a calcio a Cassano e un giorno Walter Crestani, uno dei dirigenti della società cassanese e amico di mio nonno, mi ha chiamato e messo in contatto con Massimo Petazzi che da subito mi ha mandato nelle scuole a insegnare questo sport. Quando mi hanno detto “pallamano”, mi si è riaccesa la passione e da lì ho capito che è qualcosa che non sarebbe mai dal cuore. Successivamente ho iniziato, oltre che a scuola, anche coi corsi il pomeriggio con i bambini. Contemporaneamente ho conseguito l’attestato di primo e secondo livello di allenatrice e così ho iniziato anche un periodo di affiancamento e aiuto allenatrice alle categorie superiori. Ho fatto tutta la gavetta insomma!”
Quando il tuo primo incarico da allenatrice di una squadra tutta tua?
“Nel 2007 con la femminile Under 14 e abbiamo vinto il titolo nazionale. Nel 2009 abbiamo vinto lo scudetto U16. Ho continuato a fare la vice allenatrice dell’A2 finchè poi siamo state promosse in A1 nel 2010 e, dopo solo due mesi, mi sono trovata a fare l’allenatrice da sola. Anche se poi alla fine siamo retrocesse in A2, mi è servito tantissimo per capire quali sono gli indirizzi da dare alle ragazze e su cosa puntare. Lo scorso anno ho anche finito il corso di terzo livello di allenatrice.”
Raccontaci un aneddoto che ricordi con piacere di questi anni…
“Quando abbiamo vinto il primo scudetto U14 è stata davvero un’emozione intensa, anche perché la società non vinceva da un po’ qualche titolo. All’inizio del campionato Petazzi disse “se vincerete lo scudetto mi taglierò i baffi” e considerando che erano “storici”… insomma, dopo la vittoria in preda ai festeggiamenti, Massimo si è messo in mezzo al campo di Misano Adriatico e gli abbiamo tagliato i baffi, da quel giorno mai più baffi!!”
Com’è essere un’allenatrice di successo come te?
“Beh fare l’allenatore è difficoltoso perché la mente rimane sempre attaccata alla squadra a come crescere, a come migliorare se stessi. Però poi quando vinci, o magari perdi, sapendo di aver fatto bene, le soddisfazioni sono tante. Le mie giocatrici sono molto affiatate a livello di squadra, in questo devo ringraziare anche le veterane del gruppo che mi danno una mano nel coinvolgere molto le giovani. Poi io cerco sempre di esaltare le loro qualità, siamo una squadra e se giochiamo tutte insieme è perché abbiamo un obiettivo comune, quindi c’è bisogno di collaborazione e unione. Se per esempio in partita si sbagli, ci si sostiene a vicenda.”
Cos’è per te la pallamano?
“È come la vita: ti poni un obiettivo, cercando di fare del tuo meglio, cerchi di raggiungerlo con tutte le tue forze e ci provi, anche se non ci dovessi arrivare. La pallamano è un’emozione continua e contrastante, si passa dalla delusione all’euforia, non può lasciare indifferente”.

Federica Scutellà