La serata di ieri al Franco Ossola è stata una vera festa, e non solo perché il Varese ha vinto. Perché la cornice biancorossa che i tifosi hanno realizzato è stata davvero splendida. Già dalle 18.30, tre quarti d’ora prima che aprissero i cancelli, lo stadio era un tripudio di musica e colori con il nuovo impianto audio l’atmosfera era davvero quella di una notte speciale.
Col passare dei minuti gli spalti si sono affollati gradualmente e lentamente, ma alla fine erano quasi settemila i cuori biancorossi che battevano in attesa dell’inizio della gara. Poi sono arrivati anche i 1111 veronesi che anche questa volta hanno riempito la Sud. Unico coro stonato quello a coprire il minuto di raccoglimento per ricordare le vittime del terremoto e partito proprio da sostenitori gialloblù. In tribuna, nel frattempo, prendeva posto uno dei colossi della pallacanestro mondiale, quel Bob Morse che è atterrato ieri alla Malpensa e si è presentato a Masnago, nello stadio a pochi passi dal “suo” palazzotto. E poi scalini più su, mischiato tra i tifosi, anche Eros Pisano, uno che al “Franco Ossola” è cresciuto e che proprio da quel prato è decollato verso la Serie A. E proprio lì vuole arrivare questo Varese che ci crede da un po’, ma che ha avuto un’ulteriore conferma dopo soli tre minuti, grazie alla punizione perfetta calciata da Jasmin Kurtic, l’uomo della notte, colui che segna sempre quando i riflettori sono accesi, nonostante lui brilli già di luce propria. Ieri sera, poi, tutti coloro che erano destinati alla tribuna, i vari Momentè, Albertazzi, Plasmati, Filipe sono rimasti a seguire la partita a bordocampo, al fianco dei loro compagni e questo è sinonimo di quanto il gruppo sia realmente tale. E sono schizzati tutti in piedi, tutti in campo quando Christian Terlizzi ha siglato il raddoppio.
Il Verona non è pervenuto, in gergo si dice che il Varese l’ha preso a pallonate, non chiudendo però la gara, ma limitandosi ad un 2-0 che poteva essere trasformato in un bottino più cospicuo. Ma va bene così. In questo modo si va a Verona, al “Bentegodi”, con meno timore perché quei ventimila, un po’, le gambe le fanno tremare. Ma, forse, questa volta, a tremare saranno quelle dei ragazzi di Mandorlini

Federica Lancini