Nonostante sia a Varese da pochi giorni (è stato il primo americano a sbarcare nella Città Giardino), ha già saputo accattivarsi le simpatie dei tifosi. In che modo? Semplice: scatti, balzi, stacchi e giocate talmente rapide che per capirle necessitano di replay.
Il lato più spettacolare del basket giocato di Fabrizio Frates è affidato a lui, Aubrey Coleman, guardia di Houston classe ’87 chiamato quest’anno a prendere il posto lasciato vuoto da Adrian Banks.
L’Italia per me è una seconda casa -afferma- Quando sono stato a Biella si vedeva quanta passione ci fosse per questo sport, anche se la cosa più bella di questo paese, senza ombra di dubbio, è il calore delle persone che ha reso indimenticabile il mio soggiorno. Un altro aspetto importante che mi ha spinto a tornare, è il fatto che qui tutti sanno quello che posso dare”.
Ossia? “So esprimere molta energia a livello difensivo e amo da pazzi giocare in campo aperto. Il mio difetto più grande è il tiro da fuori, anche se quest’estate mi sono allenato tantissimo per migliorarmi ed ora, nelle situazioni di scarico, mi sento molto più sicuro rispetto a prima”.
La prima impressione dei nuovi compagni quale è stata? “Molto positiva; a Biella le conclusioni erano affare mio, di Pullen e Soragna. Qui invece l’impressione è che la squadra sia molto lunga e profonda; chiunque, dunque, può recitare un ruolo da protagonista nel corso di una partita. Ed è un bene, perché nel basket, se si vuole vincere, si deve avere molta distribuzione offensiva da parte di tutti”.
A Biella hai creato un rapporto speciale con i tifosi. Qui il tifo è altrettanto caldo ed affettuoso. “Sono felice di trovarmi bene con i tifosi; il fatto di essere molto propositivo in allenamento ha facilitato sia il mio inserimento nella realtà italiana sia il rapporto con i sostenitori che poi, sicuramente, ha condizionato anche i numeri buoni della mia stagione. Qui si sente che la pallacanestro è vissuta in maniera molto forte giudicando, in particolare, la folla accorsa il primo giorno di allenamento. È stato fantastico poter sentire questo calore che aiuta sia i veterani che i giovani”.

Marco Gandini