Le cinque della sera. Valencia, Plaza de toros, l’arena della Tauromachia. Sol o Sombra cambia poco. Sei al centro di una tradizione centenaria, controversa, osteggiata od osannata. Non vi sono mezze misure. Si ama o si odia. I quattro Caballeros provenienti da Varese, il Bof, il Caccia, il Pol e il Tenca, osservano con stupore l’incedere elegante della banda che esegue il “paso doble”, colonna sonora che segna l’inizio della mattanza.
Silenzio. Si apre il portone. Una locomotiva di 540 kili dotata di corna, nera come la pece, emerge dal ventre delle stalle, furente, impavida, fiera. Proviene dagli allevamenti dell’Andalusia o dell’Extremadura, zone iberiche ad altissima tradizione taurina. Reca sul dorso un nastro con i colori dell’allevamento. Compie un giro completo, accolto dalle ovazioni del pubblico. Notiamo che la coccarda è biancorossa. Quasi quasi tifo per il toro… Prime schermaglie con i toreri comprimari. Il toro assaggia il capote, scalcia e rincorre, tenta di incornare. E’ una bestia favolosa. E poi arriva lui, el Matador. E’ un giovane di 24 anni, astro nascente, viene da Sevilla. Inizia una danza straordinaria fatta di finte e controfinte, leggeri spostamenti, affondi e divaricate. La muleta veleggia davanti al muso del toro, lo sfiora e lo ritrova, tre, quattro volte. Il torero con cipiglio da ballerino di flamenco si arresta, fissa l’enorme leviatano, gli parla e si prende gli applausi del pubblico. Gli olè si sprecano. La bestia non è doma. E’ il turno dei Picadores a cavallo. Il toro è furioso, incorna un cavallo e lo ribalta. La tensione sale. Il Tenca è in trance taurina. Il volto è deformato, alterato dalla tensione. Ecco i Banderilleros. Sembrano furetti, corrono saltellando nelle loro scarpette da danza classica, invitano, ammiccano verso la bestia, quasi fosse una femmina da conquistare. E poi affondano il colpo. Le banderillas penetrano la schiena del toro, si agganciano alla dura scorza. L’animale tenta di incornare quella pulce che lo ha infastidito, ma è tutto inutile. Mi volto. Di fianco a me il Tenca, stralunato, è in piedi con le braccia protese. E’ un banderillero. E’ totalmente coinvolto. Ne fa le spese un’anziana signora seduta davanti a lui che non riesce ad evitare la schiaffone proveniente dal  pazzoide che l’ha scambiata per un toro. Il Tenca torna sulla terra, si rende conto, rosso in volto si scusa. Noi siamo preda di convulsioni ridanciane nonostante la drammaticità del momento. Ci siamo. E’ il momento. Cala un silenzio irreale. Il toro ed il torero. Fermi. Uno di fronte all’altro. La bestia sa. Conosce il suo destino. E’ curata ed allevata per questo momento. Il sevillano di 24 anni contro un toro andaluso di sei. Si fissano negli occhi. La spada è pronta. E’ pura danza. L’uomo e la bestia a pochi passi. Parte la carica. La lama affonda precisa. Per qualche secondo il toro osserva il suo carnefice. Si rispettano. Poi le zampe cedono, la lingua penzola. Il torero accarezza il muso del toro in un ultimo surreale saluto. La Plaza de toros è in delirio. I brividi ci percorrono. La Corrida. O si ama o si odia.

Marco Caccianiga