All’età di 29 Caetano Prosperi Calil non ha smesso di sognare. L’attaccante brasiliano del Varese non vuole guardare al suo passato e preferisce pensare a ciò che verrà. Il trequartista è nato il 20 maggio del 1984 a Guaxupé. Le sue qualità “da fenomeno” sono emerse sin da ragazzino nelle giovanili del San Paolo, squadra nella quale ha giocato insieme a Kakà.
Vuoi per la nazionalità, vuoi per le movenze, vuoi per il passato in comune, sei stato etichettato “sosia di Kakà”…
«Hanno iniziato a chiamarmi così proprio qui in Italia. Una somiglianza dovuta anche allo stesso ruolo. Mi fa piacere essere accostato ad un vero campione come lui, ma io sono Calil».
Come è stato il tuo arrivo in Italia?
«Non molto facile. Ho lasciato la mia casa per un ambiente completamente diverso in cui ci ho messo un po’ ad adattarmi. Anche dal punto di vista del gioco ho dovuto abituarmi perché a noi attaccanti brasiliani piace stare in campo liberi dagli schemi, stando un po’ ovunque sul rettangolo di gioco. Invece qua bisogna rientrare nelle tattiche e nel primo anno ho imparato molto».
È vero che hai origini italiane?
«Sì, il mio bisnonno è nato in un paesino vicino Crotone e ho anche parenti a Lucca».
Capitolo carriera: senza dubbio la tua miglior stagione l’hai giocata nel 2011-2012 mettendo a segno 17 gol…
«È stato un anno magico e particolare. Sono partito come mezzala, poi ho giocato come trequartista e ho finito il campionato come punta. Mi riusciva praticamente tutto e segnavo da qualunque posizione del campo».
Il gol più bello della carriera?
«Quello con la maglia del Frosinone contro il Lecce. La partita è finita 3-1, ho fatto una doppietta. Il secondo gol è stato un tiro a giro da fuori di cui sono ancora orgoglioso».
Obbiettivo numerico da raggiungere quest’anno?
«Vorrei arrivare in doppia cifra per il bene della squadra. Non possiamo lasciare tutto sulle spalle di Pavoletti. Servono anche altri gol».
A proposito di numeri, perché hai scelto il 7?
«Mi ha sempre portato bene
Il momento più bello?
«Ricordo gli anni in Brasile e il Mondiale Under 17 giocato nel 2001 con Kakà. Ho segnato quattro gol e anche se non abbiamo superato i quarti è stata una bellissima esperienza. Ho chiuso come terzo cannoniere della manifestazione».
Torniamo al presente. Parliamo del tuo ruolo in campo. Ti stai adattando a fare l’esterno di centrocampo…
«In carriera è la prima volta che mi capita di giocare in quel punto del campo. Ho giocato in tutti i ruoli in attacco e mai come esterno di centrocampo. All’inizio sbagliavo alcuni movimenti, mentre adesso alcuni meccanismi si sono oliati. Sto facendo del mio meglio, impegnandomi al massimo per soddisfare le richieste del mister».
Che tecnico è Sottili?
«È uno che ha la mentalità vincente. È difficile trovare un tecnico che prima di tutto pensa a giocare e vincere, di solito gli altri si preoccupano di non perdere. È alla sua prima esperienza in questa categoria e non sembra affatto un esordiente. Ha le idee molto chiare e sono convinto che arriverà in alto perché è un vero professionista».
Neto e Calil dietro a Pavoletti: come lo vedi come attacco biancorosso?
«Lo abbiamo provato questa estate in ritiro anche se non c’era Pavoletti, ma il mister non vedeva i risultati che voleva. Potrebbe essere una bella soluzione, ma va provata molto in allenamento, non si può improvvisare».
Come ti trovi a Varese?
«Benissimo. Sono felice di vivere qui. Faccio una vita abbastanza diversa da quella che conducevo a Crotone che rispetto a Varese è una città abbastanza isolata. Mi piace uscire e fare “vita sociale”. Ho trovato dei compagni fantastici. Siamo un gruppo molto unito: compagni in campo e amici nella vita. Ho stretto molto con Neto Pereira ed Ely, brasiliani come me».
Capitolo campionato: brucia ancora la battuta d’arresto di Padova?
«E’ stata difficile da smaltire perché ce la siamo un po’ cercata, ma le sconfitte si digeriscono solo con le vittorie. Quindi dobbiamo subito riscattarci senza fare drammi e piangerci addosso».
Quest’anno la Serie B sembra più equilibrata degli altri anni.
«Come sempre ci sono due o tre squadre più forti delle altre e costruite per vincere, ma finora non si sono viste. L’anno scorso la forza di Sassuolo e Verona è emersa sin da subito. Non esistono partite dal risultato scontato. In ogni sfida non ci sono favorite. Può sempre succedere di tutto e lo abbiamo provato sulla nostra pelle a Padova. Purtroppo sono pesati degli errori. Capita, l’importante è non ricascarci».
Domenica al “Franco Ossola” arriva il Trapani. Che avversario ti aspetti?
«Una squadra tosta, che non sta ad aspettare, ma si propone per impostare il suo ritmo. Ha fatto un buon cammino finora e questo dà sicuramente maggior entusiasmo e sicurezza. Dobbiamo scendere in campo convinti, facendo vedere subito chi siamo. Non siamo disposti a farci mettere i piedi in testa».
Dopo Trapani ci saranno due trasferte consecutive mica da ridere: Empoli prima, Palermo poi.
«Momento impegnativo e stimolante. Il mister ci ha insegnato a pensare ad una partita alla volta. Empoli e Palermo sono le grandi favorite, ma come ho detto prima questo non vuol dire niente. Noi faremo la nostra partita e sarà il campo a decidere».
Quanta voglia hai di tornare in Serie A?
«Sento di poter dimostrare ancora tanto. Il mio sogno è quello di arrivarci con il Varese. Questa piazza se la merita perché la società è sana e l’ha sfiorata per diverse stagioni. Sarà un campionato divertente e io sono qui per aiutare la squadra».

Elisa Cascioli