Quella che Damiano Milan porta sul petto è una medaglia di bronzo perché lui è sul terzo gradino del podio. Il terzo portiere del Varese non è mai sceso in campo in una gara ufficiale, ma nonostante questo, di cose da raccontare ne ha tante, se non altro perché veste la maglia biancorossa da tre stagioni. È arrivato a Varese nell’estate del 2011 e di emozioni, vedi la finale playoff contro la Sampdoria, ne ha vissute parecchie, seppur da spettatore.
Come è vivere le partite da fuori?
“Fino al venerdì le vivo esattamente come i miei compagni, poi il sabato le mie sensazioni diventano pari a quelle del direttore sportivo o del mister. Non gioco, ma è come se lo facessi. Mi sento ugualmente partecipe di ogni singola sfida”.
Sapendo qual è il tuo ruolo, la preparazione alla partita è diversa? Con meno pressioni?
“Accetto il mio ruolo e da professionista in settimana lavoro come se dovessi giocare ogni partita. Ci si allena sempre al massimo, a prescindere dallo scendere in campo o meno”.
Come ti trovi con i tuoi compagni di reparto, Walter Bressan ed Elia Bastianoni?
“Abbiamo un ottimo rapporto che va oltre il campo. Cerco di aiutare a crescere Elia con dei consigli, anche se è già più bravo di me e non ne ha bisogno. Walter è un grande professionista e ci frequentiamo molto anche al di fuori del campo. Ci lega una bella amicizia”.
Punti di forza e di debolezza dei due?
“Walter è molto esperto, è il portiere che in B ha più presenze, quindi da lui c’è solo da imparare. La sua caratteristica migliore è la testa, che non è poco. Elia, rispetto alla scorsa stagione è maturato tantissimo e quest’anno sta crescendo. Aver ritrovato il suo allenatore lo stimola maggiormente. La sua dote migliore è l’istintività”.
E quella di Milan?
“Io sono uno che si butta con la faccia sul pallone pur di salvare la porta”.
L’emozione più bella di questi anni in biancorosso?
“In realtà l’ho vissuta fuori dal campo ed è stata la nascita di mio figlio Pietro che ha da poco compiuto un anno. In campo invece la devo ancora vivere”.
Sei un classe 1983 e hai una lunga carriera alle spalle…
“Ho iniziato nelle giovanili del Treviso. Poi in sequenza ho giocato a Latina, Nocera, Avellino, Castellamare di Stabia, Salerno e Foggia. Ho iniziato a 6 anni e da ragazzino ho giocato in tutti i ruoli, poi un giorno mi hanno fatto provare in porta e da lì non mi sono più mosso”.
La parata più difficile compiuta in carriera?
“Parare è sempre difficile e tutte quelle che si fanno sono sempre belle. La più spettacolare e decisiva diciamo che la devo ancora fare”.
Torniamo al Varese, che gruppo è quello di quest’anno?
“Sinceramente è lo stesso identico da quando sono arrivato. Il Varese è sempre un solo gruppo, non è che cambia tutti gli anni. Abbiamo saputo confermarci su altri livelli anche grazie all’affiatamento tra compagni”.
Il tuo contratto è in scadenza, c’è la possibilità di un rinnovo?
“Fosse per me assolutamente sì, ma dipende dalla società. A Varese mi trovo molto bene anche fuori dal campo. Ho trovato tante belle persone e dei veri amici. Frequento i miei vicini di casa. Con il Dj Paolino condividiamo la passione per i cani e ci ritroviamo spesso sui sentieri del Campo dei Fiori. Io ci porto a spasso Gloria, il mio bulldog francese”.

Elisa Cascioli