Gallaratese, pluricampione del mondo di sci nautico, innamorato della Cimberio, spesso presente nel parterre soprattutto nelle gare dei play off. Fin qui niente di strano.
“Appunto, e quindi perché mi intervisti?”
La domanda divertita è di Daniele Cassioli, fisiatra, non vedente. Come hai visto la fantastica Cimberio di quest’anno?
“Visivamente con gli occhi di chi di volta in volta mi ha accompagnato – risponde Cassioli – tecnicamente l’ho sentita di alto livello, guidata da un entusiasmo straripante e contagioso. Per chi come me non vede è ciò che di meglio ti può arrivare”.
Fai selezione tra i tuoi accompagnatori?
“In una stagione come quella appena terminata sono i miei amici che fanno a gara per accompagnarmi! Nessuna selezione solo dev’essere qualcuno che ne capisce almeno un po’. Insomma, se viene fischiato un fallo e chiedo ‘perché?’ non devo sentirmi dire ‘boh’!”
Quest’anno i non vedenti affascinati da Ere e compagni sono due, oltre a te anche Gabriele con fedelissimo figlio Antonio. Anche lui deve fidarsi di quello che “sente” dal pubblico del PalaWhirlpool e dalla cronaca del suo accompagnatore.
“Mai come nel nostro caso si può dire ‘fiducia cieca! Oppure, per dirla alla maniera dei normodotati, vediamo una… diversamente partita. Scherzi a parte. Penso che chiunque abbia avuto l’occasione di vedere la Cimberio in questa stagione non abbia potuto evitare la contagiosa gioia che riempiva il palazzetto. Poi si vince si perde (qualcuno alla fine anche la testa…) ma per quanto mi riguarda dover chiedere a qualcuno di accompagnarmi per poi assistere ad una semplice timbratura di cartellino sarebbe triste. Quando faccio sport e quando vedo lo sport, pur attraverso gli occhi di un altro, prima di ogni altra cosa voglio divertirmi sentendo intorno a me un ambiente divertito”.
Ora una domanda al professionista. Ma Dunston prorpio non poteva giocare quell’ultima maledetta partita?
“Se è vero quello che mi hanno detto c’è da fargli un monumento per come ha giocato il primo quarto di gara 6 a Siena! Se dobbiamo dare un senso alle tante lacrime versate l’altra sera è quello di temere che un gruppo come quello di quest’anno sarà difficile da rivedere e ancor più da ricreare. Ho letto che nel dopo gara Vitucci si è augurato di non ripartire da zero. Questo significa che intende restare a Varese e quindi alla peggio ricominceremo da uno, un tecnico numero uno”.
Per lui cantano le sirene milanesi…
“Ma va la! il nostro coach è un uomo di pallacanestro e deve allenare una squadra di pallacanestro! Quello che Vitucci ha visto, sentito e respirato al palazzetto di Varese non può non averlo segnato. Sono certo di rivederlo al raduno. E se ve lo dico io…”. (foto del titolo E.Scaringi)

RB