La logica è quella di “petersoniana” memoria della squadra-casa da edificare mattone dopo mattone. Così è assolutamente normale che schiere di allenatori, formatesi seguendo il verbo del “nano ghiacciato”, parlando delle loro squadre le descrivano come “un cantiere aperto”, dicendo che “dobbiamo ancora arrivare al tetto”, sottolineando talvolta “gli errori strutturali in fase di costruzione”.
Così, seguendo la stessa logica, è del tutto normale segnalare che la Cimberio non solo è arrivata al tetto, ma ha completato gli interni con arredamenti lussuosi e toccamenti di rito più che ammessi, tra qualche settimana, nella sua casa, potrebbe anche dare una bella festa. Ma…
“Ma, alt: per ora è meglio fermarsi qui e con un briciolo di soddisfazione -commenta Simone Giofrè, direttore sportivo e addetto alla scouting internazionale della Cimberio Varese-, limitarsi ad aggiungere che il lavoro svolto si avvicina molto alla perfezione. Lavoro che è stato, ed è, il frutto di un pensare e un agire davvero corale”.
In questo agire tu sei una sorta di architetto e coach Vitucci è capocantiere: può essere?
“Sì, la similitudine ci può stare e continuando col giochino si può aggiungere che Frank non è solo il capocantiere, ma anche il proprietario della casa. Colui che da un lato ha chiesto all’architetto, al progettista, i calcoli strutturali, ma dall’altro ha fornito le indicazioni fondamentali su come doveva essere costruita”.
Venuta “benino”, mi pare…
“Quello che più mi piace è il fatto che, al di là dei risultati certamente straordinari e inattesi, la squadra si sia sempre espressa bene incontrando i favori del pubblico, entusiasmandolo e coinvolgendolo al mille per cento. Ma le scelte che ho proposto a coach Vitucci hanno ovviamente incontrato anche il suo gradimento e Frank, da grandissimo professionista cui va tutto il merito per questa stagione, ha messo in campo la squadra nel miglior modo possibile, esaltando le caratteristiche tecniche e umane di ogni giocatore, facendo sentire protagonista, spesso primi attori, tutti i giocatori. Quest’ultimo aspetto, vorrei rimarcarlo con forza, non è esattamente semplice, né comune disegna la forza di un tecnico che è il leader riconosciuto del gruppo. Un ‘Capo’ naturale e non autoimposto che fa, a tutti livelli, la differenza”.
Prova a spiegarmi come è avvenuto il meccanismo delle scelte?
“Prima ci sono stati lunghi colloqui tra Frank ed il sottoscritto durante i quali ho cercato di capire quali fossero le idee e le esigenze del nostro allenatore. Chiacchierate fondamentali per migliorare la reciproca conoscenza, per trovare un ‘canale’ di comunicazione sul quale restare sintonizzati e, in definitiva, per innescare un sistema condiviso. Dopo questa prima fase, abbiamo cominciato insieme ad analizzare alcune liste di giocatori. La prima, zeppa di top-players, è finita rapidamente nel cestino per questione di costi. Sulla seconda, terza, quarta, quinta lista e così via abbiamo trovato dei nomi sui quali convergere e pian piano siamo arrivati alle scelte definitive che, lo ripeto, sono state tutte condivise e, di più, convinte”.
Chi, nelle liste, ha rappresentato la conferma ? E chi la sorpresa che ha lasciato anche te a bocca aperta?
“Conferma? Senza dubbio Mike Green, un giocatore che avevo seguito nel suo anno a Cantù e avevo studiato anche nella sua stagione a Barcellona Pozzo di Gotto. Mike ha rispettato in pieno il suo ruolo di leader in campo formando un duetto perfetto con coach Vitucci. La sorpresa invece risponde al nome di Bryant Dunston che, pur protagonista di un eccellente campionato in Israele, non pensavo potesse essere fin da subito così competitivo nel campionato italiano. Dunston, però, ancora più bravo, non si è accontentato di essere da corsa, ma ha lavorato tecnicamente e caratterialmente per diventare il numero uno. Merito di un ‘telaio’ che, al pari di quelle di tutti gli altri, ha esaltato le sue enormi qualità”.
Nel dicembre scorso, parlando di Dunston, mi dicevi che sarà dura trattenerlo. Sei dello stesso avviso anche adesso che è maggio?
“Voglio essere estremamente sincero. Al di là di Bryant sarà difficile, il prossimo anno, rivedere all’opera la stessa squadra ed il motivo è semplice: i soldi. Viviamo in un mondo in cui il danaro appartiene ad altre nazioni: Turchia, Spagna, Russia, i top-team greci, Kazakistan, Uzbekistan, Vattelapeskitan ed altri club che hanno i mezzi per monopolizzare il mercato. Fatta questa premessa, siamo consapevoli e preparati al fatto che i nostri migliori giocatori riceveranno offerte più sostanziose. Proposte che a Varese non saremo mai in grado di pareggiare. Però, sappiamo che la nostra società, a questi ragazzi, può garantire altre cose in termini di attenzione, benessere personale e soddisfazione delle loro ambizioni. In questo senso durante la stagione, con alcuni di loro, ci sono già stati degli abboccamenti, dei sondaggi volti a saggiare l’eventuale disponibilità. Purtroppo però, nulla più di questo perché, è cosa nota, Varese non ha ancora certezze, nè la forza economica per intavolare altri discorsi che, è altrettanto risaputo, sono anche strettamente collegati a come finirà la stagione e a che risultato poteremo a casa”.
Quindi?
“Quindi, sto e stiamo lavorando per mettere insieme altre liste, scoprire altri giocatori poco conosciuti, puntare su di loro e vincere altre scommesse. Questo ambiente, non ti permette nemmeno un secondo di sosta. Chi si ferma, anche solo per un attimo, deve sapere che, intanto, ci sono altre centinaia di “scout” pronti a piazzare il colpo e a fregarti sul filo di lana. Sarà crudele e feroce, ma è così”.
Allora concludiamo “leggeri”: il tuo pronostico secco per i quarti dei playoff: Sassari-Cantù?
“4-1 per i sardi”
Roma-Reggio Emilia?
“4-3 per Roma”.
Milano-Siena?
“4-2 per l’Armani”.
E, per chiudere, Varese-Venezia?
“Cimberio vince 4-2”.
Massimo Turconi