Sei anni in biancorosso non si dimenticano facilmente, soprattutto se nel mezzo hai vinto un campionato di C2, raggiunto la Serie B e sfiorato la Serie A. Tutto questo è stato vissuto da Pietro Tripoli che oggi ha lasciato il Varese dopo aver collezionato 134 presenze. La zanzara palermitana ha rescisso il contratto che lo legava al Varese ancora un altro anno ed è approdato all’Ascoli in prestito tramite il Parma che lo ha messo sotto contratto per due stagioni.
Prima di iniziare l’intervista Tripoli ci tiene a fare subito i ringraziamenti a tre persone “speciali”, così le ha definite: “Silvio Papini, il dottor Giulio Clerici e Pietro Frontini. Persone che operano dietro le quinte, ma che sono fondamentali”.
Cosa provi a non essere più un giocatore del Varese?
“Non dico di essere triste, però sento di lasciare la mia seconda casa, dopo Palermo, e la sensazione è strana. Tutta la mia vita è qui. Se sono diventato un calciatore lo devo al Varese che è stata molto più di una squadra”.
Qual è il ricordo più bello che porterai con te?
“La vittoria contro la Cremonese che ci portò in Serie B. Gli anni della Lega Pro e il mio primo anno in cadetteria sono stati devastanti, bellissimi, speciali. Abbiamo scritto la storia del Varese e farne parte mi rende molto fiero. Gli episodi che mi resteranno nel cuore sono tanti, in particolare non dimenticherò mai il mio gol in casa del Novara che è valso l’1-1”.
Cosa ti ha lasciato il tecnico Sannino?

“Il Varese mi ha cresciuto come uomo, lui mi ha formato come calciatore. Lo ringrazierò sempre. Se riesco a trovare squadre che mi cercano il merito è suo e a quelle rimbrottate che mi riservava durante gli allenamenti. In campo ci mandavamo bellamente a qual paese, poi in spogliatoio finiva tutto con una risata. Lui è riuscito a trovare un metodo per tirare fuori il meglio di me».
Adesso ritroverai l’allenatore Pergolizzi che ti ha avuto nella Primavera del Palermo, hai scelto Ascoli appositamente?
“Pergolizzi mi ha lanciato nel mondo dei professionisti. Devo molto anche a lui. L’anno a Palemro come seconda punta ho realizzato 20 gol, poi sono approdato in C1 nella Sambenedettese, prima di venire a Varese. Pergolizzi ha un carattere e un modo di lavorare alla Sannino. Con lui sono sempre rimasto in contatto, anche quando non allenava. A fine stagione mi ha chiesto se ci fosse stata la possibilità di raggiungerlo, così ho parlato con il Varese e poi ho trovato la soluzione più giusta».
Non ti è dispiaciuto lasciare la Serie B?
«Ho fatto un passo indietro per farne tre in avanti. Nel calcio può sempre succedere tutto. Sono arrivato qui a Varese e siamo tornati in B dopo 25 anni, sono andato in prestito alla Pro Vercelli e abbiamo vinto il campionato dopo 64 anni. Magari succede anche quest’anno. Ascoli è una piazza importante; puntiamo ai playoff, poi magari ci ritroviamo l’anno prossimo in B».
Quello con il Varese è un addio?
«Nella vita non c’è mai un addio, ma sempre un arrivederci. Di sicuro tornerò a Varese perché è in questa città che vorrò vivere. Ho nel cuore questa piazza e questi tifosi e insieme a loro tiferò ogni sabato il Varese per vederlo prima o poi riconquistare la Serie A».

Elisa Cascioli