Dopo il professore Scekic e l’esplosivo Coleman, oggi è il giorno della presentazione di Keydren “Kiki” Clark, il regista di Tuscaloosa classe ’84 chiamato quest’anno a prendere il posto che lo scorso anno fu di Mike Green.
Un impegno non da poco insomma, considerando anche gli “screzi” avuti con l’ex numero 10 biancorosso in occasione dei playoff dello scorso anno.
“Niente di particolare -minimizza il nuovo playmaker che il prossimo anno indosserà la maglia numero 8– Siamo due giocatori competitivi che vogliono vincere sempre per se stessi ma soprattutto per la squadra. Ciò che è successo non ha lasciato alcuno strascico, ci mancherebbe. A fine gara tutto era già dimenticato”.
Varese ti ha voluto fortemente: “Non ho avuto dubbi sulla scelta. Ho avuto modo di confrontarmi con Bryant Dunston che mi ha parlato benissimo della squadra, della società e dell’organizzazione. In più Varese mi dava la possibilità di esprimermi in un palcoscenico europeo, cosa alla quale tenevo dopo aver ben figurato nella Summer League di quest’estate in America”.
Dopo molte stagioni in Italia (prima Pesaro e poi Venezia), conosci molto bene l’ambiente che gira intorno alla Cimberio: “Qui a Varese i tifosi, con il loro calore, ti fanno capire di essere parte integrante di un sogno, di un progetto che ti fa sentire molto più importante di quello che sei. Inoltre credo che la squadra sia costruita molto bene rispetto a quello che c’è bisogno oggi nel campionato italiano: c’è una presenza importante in area grazie a Frank Hassell, sugli esterni ed anche in cabina di regia. Vi sono le chiavi tattiche per poter arrivare in alto e migliorare la scorsa stagione“.
Hassel-Clark-Coleman: un trio che fa già sognare:Hassell non l’ho mai visto giocare, ma conosco le cifre che ha fatto lo scorso anno e se riuscisse a mantenerle sarebbe perfetto. Con Coleman, invece, siamo complementari; siamo fatti apposta per stare insieme in tutte le situazioni di gioco. Nonostante tutto non credo che il mio ruolo sarà difficile perché so che in ogni circostanza riuscirò sempre a fare la cosa giusta o per i miei compagni oppure per me, usando la mia capacità nel tiro per attirare gli avversari e sorprenderli con penetrazioni rapide. In alternativa so ripiegare nel tiro: non appena ho uno spiraglio amo provare da fuori e spesso, fortunatamente, faccio centro”.

Marco Gandini