Paolo Zanovello ha annunciato ufficialmente le sue dimissioni dalla prima squadra di pallamano cassanese e in un’intervista ci spiega il perché di questa scelta radicale.
Come è maturata la scelta di lasciare la presidenza della società?
“È maturata per due principali motivi. Uno è fisiologico, era qualche anno che dicevo di essere un po’ stanco dopo quindici anni a capo e in totale 40 anni di militanza in vari ruoli. Dopo 15 anni di Presidenza, in una società democratica, che poi non è neanche così da quello che si è visto, era meglio dare una certa rotazione. Le difficoltà sono diventate tante, non sto abbandonando la nave. In questi anni di difficoltà è emersa quella che era una diversità di vendute con Massimo Petazzi su tantissime cose, dalle più banali, quale maglia mettere, a quale giocatore prendere e quale lasciare, quante squadre fare. Quindi al di là di una certa stanchezza che dopo tanti anni è normale, i tempi sono diventati difficili. Ho avuto amarezza per il controllo dell’agenzia dell’entrata, per altro avvenuto in tutta Italia, che ci ha certificati perfetti sotto ogni punto di vista fiscale. Però sono situazioni che per un hobby iniziano a pesare troppo, tenendo presente che in questa tipologia giuridica di società, il Presidente è comunque il primo e personale responsabile.”
Noto un pizzico di dissenso nella Sua frase “in una società democratica, che poi democratica non è”…
“Un po’ l’orgoglio personale ne ha sofferto perché comunque personaggi di vario titolo dicevano ‘tu sei il presidente ma tanto poi c’è Massimo che decide alla fine sempre tutto’, non fosse altro perché lui fa il muro di gomma e lui resiste, resiste, resiste sulle sue posizioni, finché uno si stanca e gli fa fare quello che vuole. Questo purtroppo è successo, perché nel corso degli anni, anche avvicinamenti logici con altre società come il Crenna, come la femminile per fare delle sinergie per risparmiare dei soldi si sono scontrate con il suo carattere, dico egocentrico, per non dire dittatoriale. Massimo ci dà la sua vita, gliene do atto, lui è al Palazzetto tutto il giorno ma purtroppo non può fare il Presidente della Federazione, il Consigliere regionale, l’allenatore, il dirigente, il medico, il genitore, l’arbitro. Lui vorrebbe che tutto girasse attorno ai suoi sentimenti, il che non è possibile nella vita e in nessuna cosa. Mi dispiace perché tante persone, che si sono avvicinate nel corso degli anni, manifestano un certo malumore e probabilmente lasceranno le loro collaborazioni. Chi si è avvicinato con lui dopo un po’ purtroppo si è scontrato con un certo tipo di comportamento caratteriale che non apprezzano e non apprezzo nemmeno io, fino ad arrivare a volte alla maleducazione.”
Si sta parlando anche della decisione di riconfermare Havlicek?
“Si, cosa su cui io non ero d’accordo. L’ho detto a lui, l’ho detto ad Havlicek, l’ho detto ai giocatori. Io da tempo dicevo che andava cambiato l’allenatore, del quale ho la massima stima umana e tecnica, ma dopo 10 anni ritengo che s’instauri un’abitudine che dá alibi ai giocatori per dire che non hanno stimoli. Secondo me se si doveva fare questa spending review, oltre a Popovic e Brancaforte, andava fatta anche su Havlicek, il che sarebbe stato un gran risparmio perché i suoi rimborsi costano, con una famiglia e un appartamento. Io avevo fatto una proposta che è stata assolutamente rifiutata ed stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non posso stare a capo di un’organizzazione di cui io ho soltanto gli oneri che spesso sono pesanti, e non dico gli onori, ma dovrei avere anche la libertà di poter dire ‘si fa così’ perché sono il Presidente, cosa che avviene ovunque, tranne qui. Mi sembrerebbe giusto far fare il Presidente a Massimo mettendo altri dirigenti magari alla femminile. Anche se io posso dire di aver proposto Mauro Zaffaroni, nostro medico ed ex giocatore storico degli anni ’70, persona conosciuta a Cassano e  ancorché legato a un certo filone politico, ma direi che oramai problemi non ce ne sono più su quest’ultimo aspetto.”
Il sentimento che prova a lasciare una squadra che guida da così tanto tempo?
“Mi dispiace però devo dire che sinceramente, come ho spiegato ai ragazzi, io non scappo, io formalmente lascio un posto importante che in teoria prevede delle scelte che non ho potuto fare, ma io sarò lì. Io collaborerò con gli amici consiglieri per trovare degli sponsor che aiutino la società. Sarò un consigliere se vorranno mantenermi tale ma comunque sarò sempre un tifoso della squadra che ho visto nascere nel ’74..”.
Il consiglio a Petazzi.
“Io consiglio a Massimo con amicizia fraterna di rivalutare i suoi atteggiamenti nei confronti di tanta gente, dei giocatori, dei genitori, degli allenatori perché si rischia di rimanere soli dopo un po’. Se oltre a tante fatiche non c’è neanche la soddisfazione di poter dire la tua, e vale per tutti, bisogna tener contro che uno può anche lasciare. Questo si riferisce ad alcuni aiuto allenatori o allenatori a vario titolo che non si sentono particolarmente ricompensati della loro opera di volontariato.”

Federica Scutellà