Al PalaWhirlpool in veste di commentatore tecnico per la diretta del derby Cimberio-Armani, Franco Casalini (nella foto dailybasket.it) ha accettato di partecipare al nostro pick and roll. Ex allenatore di Milano, Forlì e Roma, ha concluso la sua carriera in Canton Ticino, a Vacallo, dove ai trofei collezionati sotto la Madonnina, scudetto, coppa dei campioni e coppa intercontinentale, ha aggiunto due coppe Svizzera. Oggi è direttore di Euroleague.tv ma, guardare dalla tribuna stampa un derby Varese-Milano non può non provocargli almeno un pizzico di nostalgia
“Altro che! – risponde Casalini – Prima di tutto perché ero molto più giovane e poi perché l’adrenalina era moltiplicata all’infinito. Comunque è bello viverlo anche nella mia veste attuale di commentatore tv”.
Il derby ha confermato lo stato di grazia di Varese e il mistero di una Milano nemmeno lontana parente di ciò che il suo roster ha nelle corde. Tanto meno della sua Milano…
“Milano continua a illudere per poi stupire negativamente. A Sassari sembrava avesse ritrovato tutte le sue enormi potenzialità. Con Varese aveva stimoli da vendere e invece è tornata nel tunnel. E’ un enigma dall’inizio della stagione e continua ad esserlo”.
C’è qualcuno di sua conoscenza che in estate aveva pronosticato una Varese come quella che sta dominando questa stagione regolare?
“Nessuno al mondo poteva prevedere una Varese così brillante ma soprattutto così forte. Anche dopo suo il primo mese di campionato si poteva pensare ad un exploit, non al dominio assoluto che sta mostrando da sette mesi. Sono convinto che i primi a stupirsi piacevolmente di questo rendimento siano stati gli stessi dirigenti varesini ai quali va dato gran merito per quanto tutti noi, addetti ai lavori e appassionati di basket, stiamo vedendo a Masnago e in trasferta”.
In Proiezione play off ha ancora un senso la preoccupazione varesina in merito alla fisicità di organici come Siena e la stessa Milano.
“Il basket che amo è quello giocato con il cervello e non con i muscoli. Quindi il mio augurio è che a vincere sia sempre chi gioca a basket con cervello e naturalmente tecnica. Purtroppo non sempre è successo e succederà. Mi sembra però che Varese sia sufficientemente attrezzata in tutti i sensi e l’arrivo di un ventilato rinforzo colmerebbe ogni presunta lacuna per reggere contro ogni avversario. Cosa che per altro ha dimostrato di poter fare”.
Il brutto infortunio di Gallinari è arrivato in un momento in cui in tema di nazionale i talenti più e meno nuovi non mancano.
“Con l’ovvia premessa che un giocatore come Gallinari è unico, in effetti qualcosa si muove, per restare a Varese Polonara e De Nicolao. Ovvio che senza “il Gallo” faremo molta più fatica perché nessuna squadra può fare a meno di un giocatore di tale livello soprattutto in un torneo come il campionato europeo, adrenalinico e intenso, dove tutto può succedere. Poter contare per quel ruolo, anche se non allo stesso livello, su elementi come Polonara e Melli aiuta”.
Di solito capita che le grandi imprese siano figlie di protagonisti legati all’ambiente, muniti di spirito d’appartenenza. Nella Varese di quest’anno, staff tecnico compreso, l’unico riconfermato è stato Talts…
“Il basket è il più bello sport del mondo perché è un mistero insolubile. Quando si crede di aver visto tutto accade qualcosa capace di stupirti. Varese è la riprova che certe sottili chimiche nascono perfettamente in modo spontaneo tanto che spesso nemmeno gli stessi attori ne conoscono il segreto anche perché altrimenti sarebbe tutto facile e perfino noioso. Varese è un insieme di scelte, obbligate per quanto riguarda il budget, ragionate per quanto riguarda invece la dirigenza, lo staff tecnico e i giocatori, che fuso in una città e un ambiente ideale ha prodotto questo fior di risultato”.
Quando allenava come leggeva la critica dei media? Oggi è anche lei dall’altra parte.
“Da allenatore accettavo qualsiasi critica. Solo pretendevo rispetto per il mio lavoro. Anche da commentatore rimango fedele a quella regola. Sono pagato per dire la mia ma conoscendo le difficoltà di un ruolo come quello dell’allenatore dico ciò che penso rispettando le persone e il lavoro degli altri. E’ un metodo che mi soddisfa e spero sia apprezzato da chi mi ascolta”.
Mai più in panchina?
“Mai dire mai ma…quasi quasi lo dico”.
RB