“Inspire a generation”. Inspirare una generazione era il motto/obiettivo delle Paralimpiadi di Londra.  Per i giochi paralimpici si è trattato di un vero e proprio ritorno a casa dopo che nel 1948 l’idea della pratica sportiva per persone con disabilità  si concretizzò a due passi dalla capitale inglese, nel cortile dell’Ospedale di Stoke Mandeville, grazie al dott. Ludwig Guttmann. L’Italia era presente a Londra con 92 atleti e Varese c’era. Di voti ai varesini neanche a parlarne. In una società come la nostra chiunque con qualsiasi disabilità trovi la volontà e la forza di praticare una o più discipline sportive, a qualsiasi livello, merita il 10 con lode a prescindere. Alla vigilia della partenza per Londra la Federazione Ciclistica Italiana ha fermato Fabrizio Macchi per “aver frequentato un medico inibito dalla Federazione dal 2007 al 2010”. Peccato che la frequentazione in oggetto consistesse in un incontro e un paio di email nel 2007 e più o meno la stessa cosa nel 2010. Peccato che i corridori del Comitato Italiano Paralimpico siano stati tesserati per la federciclismo solo nel 2009. Peccato che Macchi avesse il passaporto biologico voluto dalla stessa federciclismo perfetto e non sia mai risultato positivo ai numerosi controlli antidoping. Peccato che l’inconsistenza dell’accusa rivolta a Macchi sia stata verificata dalla procura solo un paio di mesi dopo quella che sarebbe stata la sua quarta Paralimpiade non senza ambizioni di medaglia. Appiedata nel ciclismo la nostra provincia è salita in barca con il timoniere Alessandro Franzetti, unico reduce del 4 con che nel 2008 a Pechino conquistò la storica medaglia d’oro. La rinnovatissima e giovanissima barca azzurra è stata capace di accedere in finale concludendo in quinta posizione per la soddisfazione del CT di casa nostra Paola Grizzetti. Dall’acqua del bacino del canottaggio a quella della splendida piscina del parco olimpico dov’erano in gara Federico Morlacchi e Fabrizio Sottile. Entrambi giovanissimi, entrambi alla loro prima esperienza paralimpica, entrambi hanno dato dimostrazione di talento e grandi potenzialità. Il sogno di Morlacchi era conquistare una medaglia. Il luinese ha superato se stesso salendo tre volte sul podio con al collo una medaglia di bronzo. Per Sottile nessuna medaglia ma due finali con due record nazionali ed una esperienza di cui far tesoro. Uscendo dalle Paralimpiadi ma non dall’acqua il 2012 ha celebrato il terzo riconoscimento di atleta disabile dell’anno della Federazione Mondiale di sci nautico del non vedente gallaratese Daniele Cassioli forte delle sue quattro medaglie d’oro ai campionati europei e dell’ennesimo titolo nazionale. Sempre per quanto riguarda i non vedenti si è consolidata l’attività della squadra di baseball di Malnate, “I Patrini”. Una missione impossibile realizzata grazie alla passione della famiglia Patrini e dello zoccolo duro dei Ciechi Sportivi Varesini. Avvenimento storico è stato il ritorno all’agonismo della squadra di basket in carrozzina HS Varese adottata dalla Pallacanestro Varese e dal Consorzio Varese nel Cuore.  Terzo posto nel campionato di serie B ma quel che più conta è l’inserimento in squadra di quattro nuovi giocatori varesini giovanissimi. Successi e numeri in crescita anche dal settore intellettivi relazionali con numerosi varesini ai vertici del basket, del nuoto, delle bocce, dello sci alpino e dell’equitazione FISDIR e Special Olympics. “Dopo queste Paralimpiadi niente in merito all’attività sportiva delle persone con disabilità potrà e dovrà essere come prima”. Così diceva il Presidente del Comitato Organizzatore Sebastian Coe nel suo discorso conclusivo. Nel nuovo anno in Italia il Comitato Paralimpico verrà annesso al CONI. Da Londra è nata l’inspirazione per un cambio di passo che in tanti Paesi è già avvenuto da tempo. In Italia passione e competenza non mancano così come, purtroppo, carrozzoni e palle al piede.
Cambiar anno, passo e sigle non basta. Cercasi disperatamente cultura.

RB