Oggi, vi piaccia o meno, vi parlo di danèe. Money. Pila. Pecunia. Argent. Grana. Insomma: soldi. So benissimo che nel Vangelo secondo Giovanni, 14, 16, Gesù, ovviamente ieratico, rivolge un invito esplicito: “Fuori i mercanti dal tempio!”. E se vivessimo in un mondo ideale sarebbe bello venire al “Tempio” di Masnago per santificare, magari gratis, interminabili domeniche alla pallacanestro. Ma, blasfemie e utopie a parte, tutto ciò non solo non è possibile, né pensabile perchè i soldi rappresentano la vera benzina che in Italia fa girare lo sport mondiale ad alto livello.
In casa Pallacanestro Varese di soldi si parla col dottor Stefano Coppa, il “cassiere” – termine, per il quale mi scuso, molto, molto riduttivo… -, biancorosso. Colui che avalla, dà il benestare, dice “Ok, si proceda”,  in pratica mette la firma su ogni operazione contabile realizzata dalla società di Piazza Montegrappa. Coppa, 45 anni, personaggio di grande spessore professionale e solida praticità, ha una sfavillante passione per il basket nata negli anni delle categorie giovanili con la maglia del Bosto. “Ho giocato a pallacanestro fino a 19 anni poi -ricorda Coppa-, una volta all’Università, Facoltà di Economia e Commercio, totalmente assorbito dallo studio, ho appeso al chiodo le scarpe, non certo l’amore per quello che considero lo sport più bello del mondo. Da tifoso di Varese e da appassionato, sono sempre rimasto vicino al mondo della palla a spicchi finché nella stagione 2008-2009, data la conoscenza di Cecco Vescovi e Michele Lo Nero, sono stato cooptato nel progetto che ha fatto partire l’ormai “famoso” Consorzio del quale, per ragioni professionali, ho seguito tutte le fase: preparazione, nascita, organizzazione e successivo sviluppo”.
Un’idea che, sotto il profilo del management sportivo, ha “spaccato”. Tutti  ne parlano anche fuori dalla ristretta cerchia del basket e la “formula consorzio” sembra essere più la ammirata, citata e imitata.
“In tutti noi c’è l’orgoglio, legittimo, di aver creato qualcosa di bello, importante e coinvolgente, ma pure la consapevolezza che il meccanismo del Consorzio è, dev’essere, in continua evoluzione. Quindi, pur onorati dei complimenti, sappiamo di essere solo all’inizio del cammino”.
Adesso, ti chiederei di parlare di numeri: budget annuale, come viene speso, varie de eventuali.
“Il nostro budget attuale è di 4.500.000 euro cifra che, potendolo -gli sforzi sono indirizzati in tal senso-, vorremmo portare a 5 milioni. Questa quota è così ripartita: il 60% se ne va in stipendi per giocatori e staff tecnico, mentre il 40% è per tutte le altre voci: dipendenti e collaboratori, affitti per abitazioni e palazzetto, parco autovetture, spese alberghiere e, purtroppo, altri 200.000 euro, cifra che vale un contratto con un buon americano, se ne vanno per le cosiddette spese residuali: multe, tesseramenti, adempimenti burocratici e via discorrendo”.
Che effetto ti fa essere primo in classifica con danari infinitamente inferiori a quelli posseduti da avversari ben più ricchi?
“E’ una soddisfazione inimmaginabile e dimostra, una volta di più, che lo sport è una delle poche attività umane, probabilmente l’unica, in cui i soldi non sono la misura di tutte le cose. In spogliatoio e in campo contano altri valori e  “girano” altri verbi: lavorare, sudare, credere, lottare, soffrire e ridere insieme. In due parole: condividere tutto. Questa squadra, questo meraviglioso gruppo di uomini sta facendo tutto questo e, meglio, vuole sovvertire pronostici scritti da altri”.
Dove ti vedi il prossimo mese di giugno?
“Sogno di potermi gustare la prima finale scudetto della mia vita. Chiedo troppo?”.

Massimo  Turconi