La sfida al “Franco Ossola” contro il Modena equivale all’esordio casalingo nel campionato cadetto per il tecnico Stefano Sottili, un campionato che ha raggiunto dopo aver allenato praticamente in tutte le categorie. I sogni calcistici non li hanno solo i giocatori; come loro sognano anche allenatori, dirigenti e addetti ai lavoro. Il sogno di Sottili è quello, un giorno, di poter dire di aver allenato davvero in tutte le categorie, compresa la massima serie. Chissà se ci arriverà con il Varese o senza come hanno fatto i vari Sannino, Mangia e Maran.
Da disoccupato a esordiente in Serie B nel giro di un anno…
«Se penso che l’anno scorso di questi tempi ero senza squadra mi sembra una cosa incredibile. Mi avevano accostato alla panchina dello Spezia, avevo fatto due chiacchiere con il Grosseto, ma alla fine non se ne è fatto niente e allora ho deciso di scendere nuovamente di categoria. Ho preso in mano il Venezia quando alla fine del campionato mancavano undici partite e abbiamo fatto una cavalcata strepitosa che mi ha permesso di arrivare a Varese».
Sottili agli esordi. Come è avvenuto il suo passaggio da giocatore ad allenatore?
«Non c’è stato un vero e proprio passaggio visto che ho fatto entrambe le cose contemporaneamente. Un punto in sette partite, così la Sarzanese decise di affidarmi la panchina facendomi assumere il doppio ruolo. Dal terzultimo posto riuscimmo a salvarci evitando i playout. Mi schieravo quasi sempre perché la squadra aveva bisogno di essere guidata in campo. Bongiorni (suo vice allenatore ndr) lo sa bene, ne faceva parte».
Che allenatore è Sottili?
«Difficile descrivermi. Sono meticoloso. Ho iniziato all’età di 28 anni, quando ancora giocavo, a scrivermi ogni giorno tutti gli allenamenti che facevamo. Sono riflessivo e faccio moltissime valutazioni».
Qual è il campionato più bello che ha vissuto come tecnico?
«Nella mia carriera ho vissuto tanti momenti belli. Ho avuto la fortuna di vincere parecchio e quando uno si abitua a vincere vuole continuare a farlo. Dalla prima partita come allenatore a Sarzana, agli altri esordi, di momenti indelebili ce ne sono parecchi. Con il Carpi vincemmo il campionato di C2 al 90’ ed è stato emozionante così come l’ultima partita a Venezia, vissuta con grande emotività».
Come giocatore invece?
«La piazza alla quale mi sono più legato è stata lo Spezia. In quattro annoi abbiamo disputato tre playoff e raggiunto la promozione. Ero il capitano e in panchina c’era Mandorlini».
Che cosa si aspetta da questa stagione?
«Mi aspetto ciò che tutti si aspettano all’inizio di ogni campionato: fare bene. L’obbiettivo è fare in modo che il materiale umano che ho a disposizione possa rendere al massimo delle proprie potenzialità. Capire quanto il gruppo può dare, senza sopravvalutare né sottovalutare nessuno. Sono convinto di avere squadra che può crescere. I primi 45’ di Cesena devono diventare 95’ nelle prossime partite».
A proposito di Cesena, esordio negativo dal punto di vista del risultato, ma non della prestazione…
«Siamo partiti con un ritmo alto e dovevamo capitalizzare, abbiamo sbagliato in quello. Nella ripresa è costato caro un errore, ma dopo il gol serviva una reazione diversa».
Contro il Modena serve invece un riscatto…
«Il Modena è una squadra molto insidiosa che è partita maluccio nel precampionato, ma ha dato subito filo da torcere al Palermo, grande favorita per il primo posto. Ha creato tante occasioni e ha dimostrato di essere in forma. Troveremo un avversario che ci renderà la vita difficile. Mi aspetto una squadra sempre ben messa in campo, che aspetta e fa giocare per poi colpire nelle ripartenze con i vari Babacar, Mazzarani e Surraco. Dobbiamo essere bravi considerando anche che abbiamo avuto due giorni in meno per preparare la partita».
Sguardo al campionato. Favorite?
«Impossibile rispondere. È una domanda da fare a mercato chiuso perché prendere tre giocatori può voler dire cambiare tutti gli equilibri. A oggi i nomi restano Palermo, Spezia e Pescara, squadre che hanno qualcosa in più delle altre. Tra le sorprese invece metto il Trapani, società ben strutturata con tanti campi di allenamento e strutture di alto livello».

Elisa Cascioli