(c.f.) Dopo la tappa epocale (230 km) di ieri conclusasi alle ultime luci del giorno, si comincia già con una salita impegnativa e scendendo di pendenza incrociamo una “Heidi” greca con circa 40 pecorelle che sorpresa e stranita ci vede arrancare e chiede informazioni. Probabilmente sarà l’unico colloquio della sua giornata.
Le montagne che scavalchiamo, più che la Grecia ricordano la nostra Valtellina e in alcuni punti l’altopiano di Asiago. Con stupore cominciamo a trovare pubblicità di scuole di sci e impianti sciistici. Abbiamo sempre  la visione di isole greche sperdute e mare limpido. Invece eccoci in cima al passo Katara, un po’ la cima Coppi, con i suoi 1.700 metri. Ovviamente discesona da fare. Via veloci, ma prudenti,  verso la valle. E’ ora della pausa. Un chioschetto all’ombra, con l’incontro di un paio di italiani in vacanza. Quando paghiamo il conto delle bibite ci rendiamo conto di essere di nuovo in  comunità Europea. Totale della spesa, più del doppio dell’Albania. Bentornati alla realtà.
Pedalando ci troviamo di fronte a dei giganti di roccia. Siamo a Kalambaka, paese delle meteore. Blocchi di marmo lisciati dagli agenti atmosferici, ma non per il simpatico Dimitri che dice di essere il “custode” delle meteoriti. Ovviamente cerca di spiegarci cosa sia realmente, ma in greco. Per cortesia facciamo finta di capire e cordialmente lo salutiamo. Siamo a pochi chilometri dalla nostra meta Karditsa e a guardarci dall’alto incuriosite questa volta sono le cicogne, a decine, e nidi su ogni pinnacolo. Siamo vicini alla meta ma grazie al  navigatore che ci fa provare una nuova  specialità per noi: il ciclocross. Per un paio di chilometri ci infiliamo in passaggio sterrato con pozzanghere e polvere e fortunatamente per i nostri copertoni poco BUCO …lico.

LA DECIMA TAPPA