pallamano - di vincenzoGianluca Di Vincenzo, l’esperta ala sinistra del gruppo, alla sua settima stagione cassanese, dopo 27 anni di onorata carriera, racconta la filosofia “del filo conduttore della sua vita”, la Pallamano e, per quest’anno, ha un unico obiettivo in mente: i play off.

Iniziamo dalla vittoria della scorsa settimana contro Brixen, tre punti importantissimi e forse anche il primo match in cui si vede una costanza di gioco per tutti i 60 minuti.
“Siamo ad un punto della stagione in cui non possiamo più permetterci disattenzioni e già nella partita contro il Brixen tutti noi abbiamo mostrato di essere consapevoli di questo. Di sicuro la possibilità di schierare un maggior numero di giocatori competitivi nel ruolo di terzino, grazie al rientro di Venturi e Rokvic ed il pieno recupero di Scisci, ci ha facilitato le cose, ma la partita col Brixen ha dato anche segnali di una crescita mentale che ritengo molto incoraggiante.”

Il prossimo weekend affronterete Merano in trasferta e sarà una prova importantissima.
“La partita di Merano è la più importante della stagione, non c’è alcun dubbio. Se, come collettivo, abbiamo voglia di fare qualcosa di importante, e mi riferisco ai play-off, non abbiamo altra scelta: andare a Merano a prenderci i tre punti.”

So che fai il discorso pre partita un attimo prima di entrare in campo. Su cosa si basano i tuoi discorsi?
“Si, è un’abitudine che ho voluto proseguire, d’accordo con capitan Montesano, cogliendo l’eredità di Alejo Carrara che l’anno scorso ci spronava prima di ogni partita. Si tratta di pochi secondi, pochi istanti prima della partita, in cui la squadra si raccoglie in un abbraccio collettivo ed in cui cerco di stimolare l’orgoglio dei miei compagni. Devo dire che lo faccio con molto piacere ed anche con molta serietà, impegnandomi a trovare, ogni settimana, parole che accendano il fuoco dell’agonismo dentro ognuno di noi.”

Hai 38 anni, il veterano del gruppo, com’è confrontarsi con ragazzi che hanno anche 20 anni in meno di te?
“Ho sempre sostenuto che uno degli aspetti positivi del praticare uno sport di squadra sia quello di poter frequentare ragazzi di diverse generazioni, cercando di comprenderne le abitudini e l’approccio alla vita, sia come uomini che come atleti. Lo sostenevo già 10 o 15 anni fa, quando avevo compagni di squadra più giovani di me ma anche molto più esperti. Continuo a sostenerlo adesso, che sono rimasto di gran lunga il più “vecchio” della mia squadra, e che apprezzo moltissimo la possibilità di frequentare i miei compagni più giovani. Si tratta, in fin dei conti, di un arricchimento reciproco tra generazioni.”

pallamano - di vincenzo 2Sei un giocatore di grande esperienza, hai alle spalle molti campionato di A1 e hai fatto parte della Nazionale italiana, cosa pensi di poter insegnare e qual è lo spirito con cui ti alleni?
“Eh già, quando uno comincia a correre più lentamente e saltare meno, si dice che ha esperienza! Scherzi a parte, cerco di usare la mia esperienza soprattutto dentro il campo, cercando di trasmettere serenità ai miei compagni, soprattutto nei momenti più complicati della partita. Non è detto che chi ha più esperienza abbia sempre da insegnare, anzi, tutt’ora imparo qualcosa anche dai più giovani così come credo che si possa imparare qualcosa anche da me. Penso che la chiave sia nell’umiltà e nella capacità di capire chi dice, o chi fa, la cosa giusta.”

Sei al tuo ultimo anno di carriera pallamanistica?
“Ho iniziato questa stagione consapevole che sarà l’ultima, e credo proprio che sarà così. Ma a questa domanda mi piace rispondere sempre allo stesso modo, lasciando aperta una piccola possibilità (a me stesso): penso di sì, al 99,9% sarà il mio ultimo campionato e voglio che sia coronato dal raggiungimento dei play-off.”

Se dovessi dire “grazie” a qualcuno o più di uno, fondamentale per la tua crescita come giocatore a chi pensi?
“Sicuramente penso al mio primo allenatore, Mario Gulino, che è stato il mio allenatore a Enna per almeno una ventina di stagioni e a cui devo molto del giocatore che sono diventato. In secondo luogo penso a mister Lino Cervar, aver avuto la possibilità di essere allenato da lui in nazionale è stata una grande occasione di crescita, e molti ancora, in Italia, fanno ancora tesoro della pallamano insegnata dal “mago di Umago”.

Su You Tube circola un video di una tua rete dai 30 metri
“Si, a distanza di anni quel goal è diventato una “leggenda”, grazie soprattutto a mio fratello che lo ha pubblicato su You Tube. Posso dire che quel goal riassume un po’ quella che è la mia filosofia in campo: bisogna provarci sempre e fino alla fine, senza mai arrendersi. La fortuna poi, penserà ad aiutare gli audaci!”

Cos’ha rappresentato e cosa rappresenta per te la pallamano? Il tuo futuro è con o senza pallamano?
“La pallamano è il filo conduttore della mia vita, vuoi o non vuoi, da quando ho iniziato è stata sempre “accanto a me”. E’ passione, è competizione, è capacità di stare insieme, e dico sempre che, se sono l’uomo che sono diventato, con i miei pregi e i miei difetti, lo devo anche alla pallamano. Se vedo un futuro senza pallamano? Istintivamente rispondo subito di no. Non so in che veste, da giocatore “dopolavorista”, da allenatore, o semplicemente da spettatore. Non è semplice conciliare gli impegni di lavoro, la gioia di godersi la famiglia e l’impegno sportivo, ma uno spazio per la pallamano nella mia vita ci sarà sempre.”

Federica Scutellà