Ieri al PalaVerde di Treviso Lucia Bosetti ha conquistato in maglia Rebecchi Nordmeccanica Piacenza la seconda Coppa Italia arricchendo con un altro trofeo il suo ricco palmares. Il netto successo per 3-0 contro la Foppapedretti Bergamo ha portato, oltre ad una soddisfazione di squadra, anche ad una gioia personale per Lucia, schiacciatrice albizzatese cresciuta nell’Amatori Atletica Orago: il premio come MVP della finale di Coppa Italia, conquistato grazie ad una splendida prova che, ridotta ai soli numeri, dice 18 punti (2 muri) con il 57% in attacco, 93% di ricezione positiva e 33% di perfetta. Una prestazione sontuosa. Ad accompagnare la figlia con lo sguardo nella due giorni veneta non poteva mancare papà Giuseppe Bosetti, che l’ha cresciuta come figlia e come pallavolista.
Cosa prova a vedere Lucia ritirare ancora un altro riconoscimento individuale?
“Mi fa molto piacere, è sempre un’emozione fortissima. È il fatto di essere determinanti in situazioni importanti come quella di ieri che fa dire che una giocatrice sia vera, completa; e Lucia lo è. Anche ieri ha dimostrato di avere qualcosa in più rispetto alle altre; il suo non è un processo già compiuto, ma è ancora in costruzione e in continuo e progressivo consolidamento. Sono contento per lei perché dà prova di poter essere una pallavolista di riferimento e credo si possa affermare che al momento sia una delle migliori in Europa nel suo ruolo”.
Che cosa le ha detto appena l’ha vista ieri?
“Lucia è sempre molto tranquilla, era contenta, certo, ma non si monta la testa. Quando l’ho sentita prima della partita era un po’ nervosa e si augurava di poter fare bene. Anche dopo tanti anni di pallavolo prima di un match importante è sempre piuttosto tesa e ritrova sicurezza solo quando scende in campo, quando incomincia la sfida. Sul taraflex è sicura, determinata e dà spettacolo nello spettacolo per la completezza che dimostra”.
Tra le sue tante qualità, quella che dal vivo colpisce molto è l’elevazione. Quanto salta!
“Il salto è una tra le sue caratteristiche principali. È alta 175 cm, non tantissimo per una pallavolista, e sopperisce a questo con un’elevazione davvero buona che le permette di andare a muro alla stessa altezza delle centrali e di arrivare molto in alto anche quando schiaccia. Sembra alta, ma in realtà l’occhio è tratto in inganno dal salto”.
Ha assistito a tutte le gare di Final Four. Che spettacolo ha visto?
“Piacenza si è dimostrata un gradino sopra tutte le altre squadre. Nessuna è realmente stata capace di metterla in difficoltà, nemmeno con l’atteggiamento che mi è sembrato piuttosto remissivo. Detto questo, però, vanno riconosciuti i meriti di Piacenza che ha giocatrici probabilmente più abituate a certi appuntamenti. Sono arrivate bene a questa manifestazione dopo un gennaio problematico. Bergamo sicuramente ha sorpreso tutti avendo la meglio su Modena in semifinale e io stesso non mi aspettavo che arrivasse in finale; è una compagine giovane e ha molte esordienti come Sylla e Melandri che fino all’anno scorso militavano in serie B. Possono crescere molto”.
Passando alla Unendo Yamamay, che impressione le ha fatto?
“Non è mai entrata in partita e da fuori può essere sembrato che le giocatrici avessero un atteggiamento non aggressivo, non da semifinale di Coppa Italia. In realtà, sono tutte professioniste e posso dire che quando in campo non ti viene niente e non riesci a giocare è difficile trovare la forza per ribaltare la situazione. Credo che Busto fosse in un buon periodo e potesse avere tutte le carte in regola per provare a vincere, ma non è andata”.
Cosa manca a Busto per provare a competere con Piacenza?
“Ero al Palayamamay quando Busto ha battuto Piacenza a gennaio e quella domenica ho visto una squadra molto reattiva e pronta in difesa. Lo stesso si può dire di quando ha superato a Treviso Conegliano. Sabato, invece, questo è mancato anche perché la Piacenza di oggi è più forte di quella di gennaio. Busto ora deve ripartire fin da domenica prossima, quando sarà chiamata ad andare a Bergamo: sarà una gara ostica, difficile limitare Diouf”.
Hanno disputato le Final Four anche quattro giocatrici che lei conosce bene: sua figlia Lucia tra le fila di Piacenza e poi Perinelli (Modena), Sylla (Bergamo) e Parrocchiale (San Casciano), tutte provenienti dal settore giovanile di Orago/Villa Cortese.
“È un onore per noi e anche una dimostrazione del nostro buon lavoro. Si è sempre visto fin dalle giovanili il loro grande potenziale e la loro serietà in allenamento come in partita”.

Laura Paganini
(foto Filippo Rubin)