Davide Valier, il 16 novembre, 16 anni, è un giocatore di pallamano, milita nella categoria Under 18 del Cassano Hc, il suo ruolo è il portiere.
Davide ha una storia speciale da raccontarci, una storia che non tutti conoscono: la storia della sua vita nella malattia, la fibrosi cistica. Ma Davide è un ragazzo come tutti gli altri, va a scuola, frequenta la 3AS liceo scientifico Marie Curie di Tradate, esce con gli amici, si allena costantemente e nel weekend, insieme alla sua squadra, disputa le partite di campionato.
Ma cos’è la fibrosi cistica? La fibrosi cistica è una malattia genetica per la quale non vi è cura. Il CFTR è una proteina che regola i canali del cloro a livello della membrana cellulare, questa proteina, nei malati di fibrosi cistica, è “difettosa”, non funziona bene e provoca un cattivo passaggio di sodio e cloro, quindi, a vari livelli, il muco presente nel corpo è troppo denso.
Il problema principale che si verifica a causa di questa disfunzione si localizza nei polmoni che facilmente sono a rischio di infezioni, infiammazioni e di perdita di funzionalità. Tutto ciò comporta cure costanti. Davide, che ha dei valori normali, deve fare delle terapie costanti tutti i giorni, tutte le mattine e sere deve fare 40 minuti complessivi tra aerosol e Pep Mask, che serve a dilatare i bronchi per facilitare l’espulsione del muco. Chi sta male, deve farlo anche 3/4 volte al giorno. Ma ecco che la pallamano per Davide diventa terapia: quando infatti la sera si allena, effettuando attività aerobica e quindi di stimolazione a livello polmonare, non è necessario fare la terapia serale, quando non ci sono infezioni in corso. La pallamano è la sua terapia naturale.
L’altro problema si verifica a livello pancreatico: gli enzimi pancreatici, che si occupano dell’assorbimento di grassi del cibo, non arrivando all’intestino per colpa del muco, non l’assorbono i grassi. Per questo Davide deve seguire una dieta ipercalorica per assorbire le calorie di una persona che sta bene e per compensazione, ingerisce per via orale, molte pillole di enzimi pancreatici. Per questo si verifica una crescita più rallentata delle persone con questa malattia. Inoltre, Davide sudando molto, perde molti sali che è costretto a reintegrare bevendo acqua salata.
Ecco perché è importante donare. “Dona un respiro” è lo slogan della campagna nazionale della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica, in corso dall’11 al 26 ottobre in tutte le piazze d’Italia: con l’acquisto di un ciclamino si aiuta la ricerca, oppure inviando un semplice messaggio al 45502.
Lo sport è il perno della vita di Davide: “gli ha formato il carattere” – spiega Francesca, la mamma – “fin da piccolo, io e mio marito, l’abbiamo spinto a fare sport. A 3 anni praticava giù il nuoto e lo scii. La nostra fortuna è stata quella di potercelo permettere economicamente e in questo modo gli si è formata la struttura fisica più forte e un carattere determinato.” Poi racconta un momento delicato di Davide vissuto tre anni fa circa: “ha avuto una brutta infezione. Prima l’abbiamo lasciato andare in ritiro in Slovenia, al ritorno gli abbiamo dovuto dire di questa infezione grave da Psuedomonas Aeruginosa: si tratta di batteri che possono colonizzare i polmoni di persone FC. Ha avuto una mezza giornata in crisi totale, dopo di che, mi ha detto “mamma ci ho pensato, io in Croazia ho giocato bene, sono in forma, mi sento bene e quindi ora mi curerò e guarirò” così è stato. Chiaramente ha passato un periodo lungo con terapie e difficoltà, ma affronta la vita con grinta e positività, tanto che è riuscito a partecipare alle finali nazionali U16. Molto spesso lo seguiamo nelle sue trasferte e nei ritiri, semplicemente perché è importante che abbia un appoggio per fare le terapie giornaliere.”
Ora la parola passa a Davide, il biondino che tra i pali vuole a tutti i costi agguantare la palla e guadagnarsi, con forza e determinazione, il suo posto in squadra, proprio come tutti gli altri.
Com’è nato il tuo amore per la pallamano?
“Semplicemente quando ero in seconda elementare è stato distribuito un volantino a scuola sulla pallamano in cui si diceva di provare…sono andato a fare la prova (anche perché mi era stato vietato il calcio dalla mamma, cosa difficile vivendo ai tempi di fianco a Milanello) ed è stato amore a prima vista.”
Come mai hai deciso di fare il portiere?
“Fin da subito facendo gli allenamenti, quando mi toccava stare in porta mi divertivo e mi piaceva sempre, cosa invece odiata da tutti gli altri bambini. Anche giocando a calcio con gli amici ero sempre l’unico che voleva stare in porta.”
In che modo la pallamano ti aiuta ad affrontare la fibrosi cistica?
“Beh lo sport è fondamentale per chi è malato di Fibrosi Cistica per mantenere in salute i polmoni. Anche lo spirito combattivo di cui hai bisogno in questo sport ti aiuta ad affrontare la partita contro la malattia, anche se potrei dire la stessa cosa al contrario. Un’altra cosa è che correndo durante gli allenamenti riesco a capire come stanno i polmoni, e questo ti mette alla prova tutti i giorni.”
Credi che i tuoi coetanei sappiano cos’è questa malattia?
“I miei amici sicuramente sanno che io ho la Fibrosi Cistica, ma non penso che sappiano cosa sia e cosa voglia dire esserne affetti.”
Quale messaggio vuoi lanciare ai tuoi coetanei e a tutti coloro che ti leggono.
“Non bisogna mai mollare, spesso farsi scorrere le cose addosso perché le delusioni purtroppo sono molte, ma bisogna sempre pensare positivo e vedere il lato positivo delle cose. Vorrei anche che conoscessero la malattia, che vedendo me, che fortunatamente sto bene, non è facile capirne la gravità. Infatti di questa malattia purtroppo si può ancora morire e non c’è una cura.”
Se dovessi spiegare cos’è la fibrosi cistica dal tuo punto di vista, cosa diresti.
“Penso che la fibrosi sia una grossissima sfiga. Questa condiziona in tutte le scelte della tua vita. Anche un banale colpo di tosse può metterti di cattivo umore tutta la giornata, ma nonostante questo, dal mio punto di vista finora sono riuscito a gestirla e mantenerla sotto controllo, e fare una vita abbastanza normale, e nulla mi è stato tolto, se non si conta l’ora al giorno di fisioterapia polmonare e decine di medicine al giorno.”
Cos’hai pensato quando hai visto la prima squadra mostrare solidarietà e dare un contributo per la ricerca? Al Palazzetto Tacca è stato allestito un banchetto con la vendita dei Ciclamini per la ricerca contro la Fibrosi Cistica.
“Ho pensato di essere in una fantastica società. Non me l’aspettavo assolutamente, e sono rimasto esterrefatto. Dico un grosso grazie a tutti i ragazzi della seria A, ho capito di essere in una grossa famiglia che sostiene me e tutti i malati.”
C’è qualcuno di loro che guardi con particolare ammirazione?
“Ovviamente guardo tutti i giocatori con grande ammirazione, essendo io un giocatore delle giovanili e avendo molto da imparare da loro, vedendo gli sforzi che fanno loro tutti i giorni per andare agli allenamenti. Essendo un portiere ovviamente ammiro soprattutto i portieri, in particolare ringrazio Alessio Corazzin avendomi allenato da piccolo e avendomi tolto la paura del pallone.”
Il tuo sogno sportivo?
“Il mio sogno sportivo è quello di poter diventare un giocatore della serie A e magari riuscire ad arrivare anche in Nazionale. Ovviamente so che per raggiungere questi obiettivi devo sudare molto e impegnarmi, ma le sfide non mi hanno mai spaventato.”
Cos’è per te la pallamano?
“Per me la pallamano è sicuramente più di un semplice sport…per me è tutto, da sempre ci gioco e non saprei come fare senza. La pallamano da sempre mi ha aiutato a superare le difficoltà, anche perché quando sono agli allenamenti qualunque pensiero esce dalla mia testa, e penso solo ad allenarmi. Quando sono in porta qualsiasi pensiero esce dalla mia testa e penso soltanto a parare. Penso che la palla sia qualcosa che devo mangiare e faccio di tutto per non farla passare.”
Federica Scutellà