Entriamo subito nel vivo della nostra rubrica andando a toccare e conoscere da vicino il calcio a 7, in assoluto lo sport più praticato e seguito nel contesto del Csi.
In questa puntata vi racconteremo come è strutturato il campionato di calcio a 7 nella provincia di Varese, fornendovi statistiche e curiosità direttamente grazie alle voci dei suoi protagonisti.

 

Il campionato e le categorie

Innanzitutto bisogna spiegare come vengono suddivise le varie categorie e di conseguenza i campionati; il vertice di questa speciale graduatoria è occupato dall’Eccellenza, composta da 14 squadre raggruppate in un girone unico. L’Eccellenza permette ogni anno l’accesso alla fase interregionale, al termine della quale vengono disputate le finali nazionali che decretano la squadra campione d’Italia di calcio a 7. La scorsa stagione ha visto trionfare la Polisportiva Alba Tortoreto (Abruzzo) al termine delle finali disputate dal 10 al 13 luglio a Montecatini Terme, alle quali hanno preso parte 1.024 ragazzi del Centro Sportivo Italiano.
A ridosso dell’Eccellenza troviamo la Serie Open A, divisa in A1 a A2, a seconda della posizione geografica delle 12 squadre partecipanti a ciascun girone. Il salto di categoria dalla Serie Open A all’Eccellenza è riservato alle prime due classificate di A1 a A2, mentre la retrocessione vede coinvolte 4 squadre.
Proprio per questo, ogni anno la Serie Open A risulta essere una categoria complicata e mai scontata, dove paradossalmente è più difficile mantenere la permanenza piuttosto che aspirare alla promozione.

Il terzo gradino invece è occupato da quello che risulta essere un vero e proprio limbo del campionato del calcio a 7. Stiamo parlando della Serie Open B che viene addirittura suddivisa in 4 gironi da 12 squadre ciascuno. Questa ampia divisione rappresenta una sorta di Purgatorio tra chi aspira al Paradiso delle Serie Open A e chi invece lotta con le unghie e con i denti per evitare la discesa nell’inferno dell’Open C. Tra coloro che sognano di ottenere le chiavi per aprire la porta della Serie Open A, c’è Marco Legnaro , allenatore della società Polisportiva Asso Solbiate Arno. Ci ha concesso una breve intervista relativa al mondo Csi , vista con gli occhi di chi ha trascorso gran parte della sua carriera calcando i campi della Provincia.

Avendo avuto un’esperienza anche come allenatore FIGC, quali sono le principali differenze tra un campionato dilettantistico e uno amatoriale?
“Oltre al livello del gioco e delle individualità, la maggior differenza riguarda la gestione dei giocatori. In una partita Csi avendo cambi volanti e illimitati c’è sempre modo di rimediare a una sostituzione errata. Nei campionati FICG invece, dato il numero limitato di sostituzioni (massimo 3, ndr), la valutazione dei cambi diventa fondamentale e non è possibile rimediare a un errore commesso”.
Cosa la spinge ogni anno a gestire e dirigere una squadra in continua evoluzione e a superare tutte le difficoltà che possono subentrare nel corso della stagione?
“Ormai sono 12 anni che alleno e di conseguenza ho acquisito una certa esperienza nel saper gestire anche le questioni più delicate. Sicuramente la passione è un fattore fondamentale e la voglia di stare insieme a questi ragazzi sono elementi indispensabili per intraprendere ogni anno una nuova avventura”.
Ritiene utile l’obbligo di possedere il patentino per allenare e quanto realmente servono i corsi di formazione svolti dal Csi?
“Sicuramente da un punto di vista teorico questi corsi aiutano e formano l’aspirante allenatore, ma la realtà è ben diversa. Come gestire un gruppo e superare le difficoltà sono aspetti che si imparano direttamente sul campo e queste capacità migliorano e si apprendono soprattutto con l’esperienza”.
Cosa migliorerebbe o modificherebbe del sistema calcistico del Csi?
“Bisognerebbe a mio avviso porre maggiore attenzione sulla formazione dei dirigenti e renderli più partecipi e responsabili all’interno delle società”.

Dicevamo dell’Open C, anch’essa raggruppata in 4 gruppi di 12 squadre l’uno. In questa quarta serie militano le 8 società (2 per girone) promosse dalla Serie Open D, oppure le altrettante 8 retrocesse dalla Serie Open B.
Arrivati a questo punto vi chiederete quale possa essere il vero valore dell’Open D. Di primo impatto verrebbe da pensare che in questa categoria giocano e si affrontano le squadre più deboli e sconosciute della Provincia. In parte vi diamo ragione, ma bisogna sapere che chiunque voglia tirare i primi calci al pallone nel campionato di calcio a 7 deve partire dal livello più basso della piramide. Questo non esclude che anche in Open D si possano trovare giovani talenti o vecchie glorie che ogni domenica tengono viva la fiammella della passione che non conosce categoria.
Un esempio di una squadra nata dal nulla e protagonista di una grande cavalcata è rappresentato dalla ASD Cadregià, che –attraverso le parole del capitano Fabrizio Ferretti– ci ha rilasciato una preziosa testimonianza del percorso sin qui affrontato.

cadregiàCom’è nata l’idea di creare una squadra di calcio a 7 in un piccola realtà come Cadrezzate?
“L’idea è nata dopo che abbiamo disputato l’ultimo anno del campionato di UISP (Unione Italiana Sport per Tutti) a 11.La squadra era formata dalla maggior parte da giocatori di Ispra e Cadrezzate poi per vari motivi logistici, abbiamo deciso di provare il calcio a 7 sfruttando il bellissimo campo dell’oratorio di Cadrezzate con un gruppo già affiatato, riuscendo subito a centrare due promozioni”.
Quanto conta specialmente in un contesto piccolo come il Csi la coesione all’interno dello spogliatoio?
“Lo spogliatoio è alla base di tutto, non solo nel calcio ma in qualsiasi sport di squadra. Posso assicurarti che noi prima di essere atleti siamo un gruppo di grandi amici fuori e dentro il campo, e io sono orgoglioso di essere il capitano di questi ragazzi speciali. I risultati ottenuti fin qui ne sono la conferma.”
Da capitano e giocatore della squadra, quanto può risultare difficile un campionato di Open B?
“Non ci sono campionati facili dalla serie D all’Eccellenza e se non ci metti passione, fatica e sacrificio perdi già in partenza. Io continuo a ripetere che se ti pesa preparare la borsa per andare all’allenamento vuol dire che sei già arrivato alla fine. Fortunatamente, però, noi non abbiamo di questi problemi”.
Ci sono delle particolari aspettative per il futuro del Cadregià?
“Il Cadregià ormai è una realtà stabile dove l’intento principale è migliorarsi sempre cercando di divertirsi e fare divertire tutte le persone che ci seguono”.

 

Coppa dei Gironi e Supercoppa: il Csi è ancora più competitivo

Da quest’anno prende il via nuova e intrigante iniziativa organizzata dal Csi: nasce infatti la prima edizione della Coppa dei Gironi Trofeo Varesenews, un torneo aperto alle squadre di calcio a 7 iscritte ai campionati Open. La competizione è estesa a un numero massimo di 64 squadre e riguarda indifferentemente società di Eccellenza, Open A, Open B, Open C e Open D. Il modello di riferimento è la Coppa di Inghilterra, comprendente un tabellone con partite a eliminazione diretta fin dal primo turno e senza teste di serie a partire dalla fase successiva.

La Coppa entrerà nel vivo nel mese di marzo attraverso le final four in campo neutro con semifinali e finali. La vincitrice del torneo affronterà, sempre su campo neutro, la prima classificata del campionato di Eccellenza. Nel caso la detentrice della Coppa sia anche la detentrice del campionato, si qualificherà per la Supercoppa la finalista della Coppa dei Gironi.

 

E per i più piccoli?

Il mondo Csi è aperto anche ai più piccoli con campionati a loro riservati. Sono presenti  le categorie di Top Junior (Under 22, 2 gironi da 10 squadre l’una), Juniores (Under 18, 2 gironi da 8 squadre ciascuna) e infine gli Allievi Under 16 suddivisi in 3 gruppi anch’essi formati da 8 squadre l’uno. Questa divisione sulla base dell’età non impedisce comunque a un giocatore di compiere il salto di categoria, passando direttamente a quella Open: il requisito minimo richiesto è aver compiuto il 15° anno di età.

gavirate top juniorPer l’occasione abbiamo contattato Luca Mastrorilli, vice allenatore CP Gavirate categoria Top Junior.
Come si gestisce e si allena un gruppo formato da ragazzi nel pieno dell’adolescenza (con tutte le problematiche del caso)?
E’ una scoperta ogni giorno ed ad ogni allenamento. Tante volte ci sono cose che non vanno, o i ragazzi arrivano demotivati all’allenamento: bisogna capire cosa c’è che non va e lavorarci assieme. I ragazzi, però, se ti stimano danno tutto per te: questa è la cosa più bella”.
Quanto secondo te il CSI può influire nella crescita sportiva e morale dei ragazzi
“Il CSI DEVE influire sulla crescita sportiva e morale dei ragazzi. Su quella sportiva non ci sono dubbi: sono veri allenamenti con veri esercizi, quindi qualcosa si impara per forza. Comunque io direi però che il punto è un altro: a me preme che i ragazzi prima che giocatori si sentano uomini (in divenire): la loro educazione e la loro crescita viene prima di tutto. Che abbiano rispetto, che si sentano una squadra, che imparino ad essere uomini fuori come dentro il campo. Il nostro CSI è molto legato all’oratorio, quindi è normale che noi puntiamo su questo come priorità della nostra avventura sportiva”.
Quali sono state le tue maggiori soddisfazioni da allenatore? Esistono qualità specifiche per chi vuole ricoprire quel ruolo?
“Per quanto riguarda le soddisfazioni sportive, ne ho una in particolare: la prima vittoria, contro Monvalle. È stata epica per il modo in cui è arrivata: gol all’ultimo secondo del 4-3, poi l’arbitro ha fischiato e noi abbiamo sommerso letteralmente Francesco che aveva segnato. Ma ci sono state altre soddisfazioni: per esempio quando tutti gli atleti hanno partecipato assieme alla Messa di apertura dell’anno sportivo, o semplicemente vedere che la squadra sta diventando sempre più unita e matura. Noi non siamo nel professionismo, io credo che basti avere tanta pazienza, voglia di fare e soprattutto voglia di imparare dai ragazzi in primis. Io ho iniziato ad allenare perché ho una passione enorme per il calcio, ma credo sia molto più quello che ho ricevuto che quello che ho dato”.

 

Donne nel pallone

La passione per il calcio a 7 non è solo roba da uomini, anzi coinvolge e appassiona anche le donne. Sono infatti presenti addirittura due campionati a loro riservati: la Serie A vanta 11 squadre, mentre il campionato di Serie B è suddiviso in due gironi ognuno composto da 10 squadre. Anche in questo caso, siamo riusciti a contattare Laura Paganini, calciatrice delle Gazze, squadra che milita nel campionato di Serie A.

Le gazze ai regionali 2014Come ti trovi ad affrontare un campionato di Serie A?
“E’ senza dubbio parecchio difficile, il livello medio è alto e non ci sono squadre materasso. Spesso tante giocatrici, dopo una vita passata sui campi di calcio a 11, decidono di abbracciare il Csi e di portare in questa disciplina l’esperienza e la tecnica accumulate nella loro precedente avventura”.
Quali sono le tue personali aspettative per questa stagione?
“Migliorare sempre di più per cercare di arrivare il più lontano possibile in questo campionato lungo e complicato“.
Quanto è cresciuto il movimento femminile in questi ultimi anni?
“E’ un movimento in continua crescita e che non smette mai di trovare ragazze disposte a mettersi gli scarpini ai piedi per provare un’avventura molto entusiasmante e capace di portare molte soddisfazioni”.

 

Numeri e burocrazia

Per capire quanto seguito e attraente sia il calcio a 7, è sufficiente dare uno sguardo ai dati che questa attività amatoriale si trascina alle spalle. Sono in totale 274 (243 maschili e 31 femminili) le squadre iscritte nei 5 campionati provinciali. Ciascuna società è tenuta a tesserare un minimo di 10 atleti e deve avere nello staff tecnico un minimo di 3 dirigenti (tutti maggiorenni, presidente compreso).
Per prendere regolarmente parte a un incontro, le squadre devono mettere a referto un numero minimo di 7 giocatori e un massimo di 14. L’allenatore (al quale è richiesto il patentino) necessita del supporto di un accompagnatore che può non necessariamente essere un dirigente, adibito alla stesura della distinta e a ricoprire il ruolo di guardalinee.

 

Fair play e correttezza: i principi del Csi

L’anima parrocchiale del campionato di calcio a 7 del Csi è infine racchiusa nel vademecum che comprende i principi di fair play e correttezza che atleti e spettatori si impegnano a rispettare. Il valore cardine è rappresentato dal momento di festa con il quale va inteso ciascun incontro sportivo, “indipendentemente dalla posta e dalla virilità della competizione”.
Non meno importanti sono lealtà, giustizia e correttezza, così come l’obbedienza che comporta “accettare le decisioni degli arbitri o dei giudici sapendo che hanno diritto all’errore, ma fanno tutto il possibile per non commetterlo”. Solidarietà, fraternità e docilità nei riguardi degli avversari sono le virtù con le quali ciascun atleta si impegna a scendere in campo per affrontare ogni partita con quello spirito cristiano alla base dello Statuto del Csi.

 

Nella prossima puntata affronteremo da vicino un altro sport molto praticato e seguito, probabilmente il secondo a livello nazionale e provinciale alle spalle del calcio. Stiamo parlando del basket, disciplina avvincente dove le partite non sono mai scontate!

 

LA SCORSA SETTIMANA

Indro Pajaro e Marco Mazzetti