Era malato. Da tempo. Lo si sapeva, ma quando la notizia dell’addio di Gianni Asti a questo mondo è arrivata ha lasciato in tutti noi sensazioni di smarrimento e di vuoto.
“Il mio primo pensiero è stato quello di aver perso un punto di riferimento della mia vita e non solo per quanto riguarda il basket – afferma capitan Martino Rovera – Quella di Asti è stata una vita legata a doppio filo alla Robur di cui lui ne ha sempre fatto parte. Ho avuto attimi di gelo e, nel mentre, ripensavo ai momenti vissuti insieme a lui”.
Quando è nato il tuo rapporto col coach Gianni Asti?
“Da bimbo sentivo parlare di lui: era l’allenatore che era riuscito a portare la Robur in serie A, un mito. Ebbi l’occasione di conoscerlo per un torneo a Roma per il ponte del 25 aprile 1995. Era con noi su quel treno e mi ricordo che lo etichettai come un personaggio strano: era serio, ma all’improvviso poteva cambiare umore e ridere di gusto. In quel torneo mi diede il mio primo “soprannome”: Martino sbaglia da vicino. Segnavo solo da fuori mentre vicino a canestro mi mangiai l’impossibile. Il bello è che anche a distanza di anni Gianni si ricordava perfettamente di questi episodi: lui si ricordava tutto di noi”.
Ti ha dato altro soprannomi?
“Asti mi chiamava Marti e dove te sapere – prosegue Rovera – che tutti mi chiamano Tino e solo mia mamma e Santambrogio mi chiamano Marti. Poi divenni “Cavalletta” dato che saltavo un po’ a caso…quando divenni senior mi chiamava “la nostra colonna” e ora capitano vecchio leone. Ricordo perfettamente che gli replicai la prima volta. Non avevo nemmeno trentanni. Un po’ presto per esser vecchio!”.
Il ricordo più bello?
“Lo scudetto vinto con Zambelli nel 1997. Non so perchè, ma appena finita la gara la prima cosa che mi venne in mente fu di andare ad abbracciare Gianni Asti”.
E a livello tecnico?
“Beh, Gianni ha sempre insistito sulla mia mano destra, mi ha detto di lavorare sui rapporti caratteriali e sul rapporto con gli arbitri. Stranamente sulla mia tecnica di tiro non mi ha mai detto niente: qualche appunto sulla meccanica dei liberi, ma nulla di più”.
L’avevi sentito recentemente?
“Sì, dopo la vittoriosa trasferta di Rimini. Era già in ospedale a Milano e mi disse che stava facendo zapping sui canali televisivi quando sulla tv locale ha visto che trasmettevano Rimini-Robur: si è emozionato di vedere la sua Robur in tv e ha guardato la partita. Era contento di aver visto una buona Coelsanus”.
Dopo Trombetta anche Asti. In pochi mesi due pezzi di storia gialloblu che se ne sono andati.
“Un duro colpo soprattutto per chi ha un’anima roburina. Coach Pagani e io siamo sempre stati in questa società e questi due fatti ci han fatto male”.
Un quadro molto ben dipinto a cui manca la firma:
“Avevo un solo segreto con Gianni Asti – svela Martino Rovera – Non gli dicevo mai che in estate andavo in bicicletta! Ho ancora in mente quando, ventenne, gli dissi che avevo passato l’estate a lavorare sui fondamentali con Garbosi e in più avevo fatto 2000 km in bici. Mi fece una lavata di capo: Sei pazzo! Così fai lavorare i muscoli al contrario!!!…”.
Due gocce di attualità: Ancora in forte dubbio la presenza di Bellotti e Filippo Rovera nel derby contro San Giorgio che si disputerà sabato al Campus. Previste scintille nel duello Benzoni- Matteucci come sempre quando i due s’incrociano.

Matteo Gallo