A quattro giorni di distanza continua a tenere banco la “questione” Pesoli, fotografato nell’ inequivocabile gesto “Serie C!” verso i tifosi del Varese, mentre usciva dal campo al termine di Varese-Carpi. Inizialmente ha negato poi, poco fa sono arrivate le sue scuse attraverso un lungo post pubblicato su facebook in cui ha riassunto le sue sensazioni. Noi lo riportiamo integralmente:

VARESE, LA MIA VERITA’

Per la maglia del Varese ho letteralmente sputato sangue.
Quando sono sceso in campo da capitano del Carpi, dentro di me c’erano mille emozioni: non è stato facile giocare 90 minuti sotto pressione contro quella che è stata la mia squadra e prima ancora la mia gente, per cui ho lottato e pianto.

Vieni fischiato ancora prima di farti il segno della croce per giocare, da quelli che una volta ti sostenevano. E ci può stare. Te lo sei detto prima di uscire dagli spogliatoi.
Vieni offeso, per oltre due ore, da quelli che erano i tuoi tifosi, e ci può stare.
Te lo sei detto prima che l’arbitro fischiasse.
Fare al meglio il tuo lavoro è la cosa giusta da fare: la sola cosa che conta.
Amare il calcio ora e più di prima.
Ora che ti senti nuovamente abbandonato così come quando la “legge” ti ha incastrato, lasciandoti solo…se non fosse per quelli che ci sono sempre stati, e che sempre ci saranno.

Pensi solo a giocare, poi la partita termina e vorresti salutare con rispetto, lo stesso rispetto che credi di aver mostrato non esultando dopo un rigore che, da professionista, sei chiamato a tirare in assenza dei due rigoristi titolari.
Ma queste regole del calcio forse non valgono per chi usa la lingua solo per insultare, e non andrebbero neanche spiegate se dove hai lasciato il cuore non accettano più i tuoi valori.
E allora rimane il rispetto per la città, per i colori, per i tifosi veri….e tanto rammarico nell’uscire da un campo dove credevi di aver seminato umanità e a raccogli invece insulti e infamia.

È un peccato che per una manica di codardi in tribuna c’è chi oggi mette in discussione il mio affetto per Varese: il mio gesto di nervosismo, per il quale mi scuso, era mirato in particolare ad alcune persone. Niente a che fare con il Varese calcio e i suoi tifosi.
Perché io non voglio e non vorrò mai che il Varese retroceda.

Lele