E’ una stagione amara per la Varese dei canestri.
Sia in campo che fuori. Se le notizie che arrivano dalla due squadre cittadine non sono rosee, quelle che giungono da fuori campo sono tremende. Già, perchè quest’annata 2013/14 ha rubato al nostro basket un altro mito: Giancarlo Gualco. Un vincente e un manager che ha vinto tutto. In ogni sport. In ogni sfida professionale.
“Negli ultimi mesi abbiamo perso tre maestri -afferma Franco Passera-: Dante trombetta era un faro anche per chi, come il sottoscritto, aveva perso presto il proprio padre. Con Gianni Asti abbiamo perso il maestro del basket”.
E ora anche la notizia della morte di Gualco.
“Lo conobbi quando ero juniores nell’allora Ignis ormai quarantanni fa. Dei tre maestri, lui è il maestro come manager, ma anche come persona. Come suo allenatore disputai lo spareggio per la A2 contro Trieste, ma ciò che mi ricordo di più sono sempre le sue telefonate del lunedì, ma anche che in ogni momenti difficile, lui era sempre al mio fianco. Non potrò mai dimenticare le sue manone con cui mi dava delle tremende pacche sulle spalle. Mi mancheranno”.
Qual è il ricordo più vivido?
“Difficile dirne uno. Era un uomo apparentemente burbero e dovete sapere che l’ho sempre chiamato Signor Gualco. In Robur è stato colui il quale ha portato la professionalità all’interno della società. Gualco è stata una persona fantastica, cordiale e, lo ripeto, capace di sostenerti nel momento del bisogno. Sempre”.
E sul campo?
“Come sapete perdemmo la finale promozione in A2 con la Stefanel Trieste. Lui si arrabbiò veramente tanto: gli arbitri ci avevano fatto pagare a caro prezzo il fatto che noi eravamo Varese2 mentre Treiste era la predestinata a salire. Solitamente tornava sempre con noi in pullman: quel giorno era così imbestialito che se ne tornò a casa da solo in auto”.

Matteo Gallo