L’ex presidente del Varese ed ex vicepresidente del Genoa, Antonio Rosati, da mercoledì scorso è in carcere in regime di custodia cautelare con l’accusa di  associazione a delinquere finalizzata a frode fiscale tramite emissione di fatture per operazioni inesistenti. Con lui sono stati arrestati anche Enzo Montemurro, ex ad e dg biancorosso, e l’ex calciatore Bruno Limido, in compagnia di altre cinque persone. I difensori di Rosati sono il penalista Stefano Amirante e l’avvocato civilista Giuseppe Rosati, fratello dell’ex patron del Varese, che si andrà ad occupare delle questioni che riguaderanno le aziende del gruppo coinvolte. “Sui giornali sono stato definito l’avvocato del Varese sotto la gestione Rosati – chiarisce Amirante -, ma ci tengo a precisare che quando era il presidente del Varese la mia era una collaborazione a 360 gradi con il club. Al Varese mi sono poi legato con un contratto di consulenza legale dal momento in cui è arrivato il presidente Laurenza. Il contratto è poi scaduto a giugno e non è stato rinnovato. Questo per dire che il mio ruolo nel Varese prescindeva da Rosati. Se adesso mi ha scelto come sue legale è perché si fida di me”.

Amirante non si sbottona ulteriormente: “Dalla Procura escono già troppe notizie. E’ un momento troppo poco propizio per rilasciare dichiarazioni ed è impossibile fare commenti. Non ha senso fare il processo sui giornali. Non serve discutere fuori dalle aule. Sono passati solo 6 giorni e non ci sono novità”.
C’è la possibilità di impugnare l’ordinanza di custodia cautelare? “In merito non è ancora stata presa una decisione né sul sì, né sul no. Le scelte non sono ancora state fatte. Si procede con ordine e attualmente come difesa non abbiamo nulla da dichiarare. Stiamo facendo quello che serve”.

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Elisa Cascioli