Il sogno di ogni piccolo calciatore è quello di inseguire il pallone su un prato di uno stadio importante. Leonardo Pettinari lo ha realizzato crescendo nel settore giovanile della Fiorentina e indossando successivamente le maglie di Reggina, Ravenna, Cittadella, Atalanta e in ultimo Varese, in prestito dall’Atalanta, dove ha disputato sei partite. A 26 anni però ha dovuto lasciare il calcio giocato a causa di un problema al cuore. Una diagnosi vera e propria ancora non è stata fatta. Sul ventricolo sinistro ha un tessuto cicatriziale e adiposo al posto del tessuto muscolare, ma ancora non si sa se si tratta di una questione genetica o di una miocardite regredita che ha lasciato una cicatrice. La gravità della situazione è stata riscontrata proprio mentre giocava nel Varese dal dottor Giulio Clerici. “Il dottor Clerici è una persona meravigliosa – il commento di Pettinari -. Mi è stato vicino e mi ha aiutato anche dopo che ho lasciato la squadra. Tuttora lo sento e mi ha sempre tranquillizzato dandomi una grande mano. A Varese ho trovato una famiglia che si è presa cura di me anche se ero un giocatore di un’altra squadra”.

pettinari leonardo Per non rischiare Leonardo ha dovuto chiudere in anticipo la sua carriera, ma adesso è prono a ripartire, questa volta da Prato, città in cui è nato il 23 luglio 1986. Pettinari è il nuovo allenatore de La Querce, squadra di Seconda Categoria del suo paese. “Era il posto migliore da cui ricominciare. Dopo aver smesso di colpo con il calcio mi sono rifugiato a casa mia e la mia famiglia, mia moglie e i miei amici mi hanno aiutato tantissimo. Smettere di botto non è stato facile e i periodi più brutti sono stati quelli dei ritiri estivi che hanno fatto parte della mia vita per 15 anni. Però sono sempre stato positivo. Sono riuscito a non correre rischi. Ho sempre sperato di rimanere nel calcio e ho preso il patentino per allenare. Mi sono guardato intorno e sono felice di ripartire dal mio paese. E’ la cosa migliore per me”.

C’è un allenatore che più ha lasciato il segno e dal quale trarrai ispirazione?
“Ho carpito qualcosa da tutti i mister che ho avuto da professionista. Ho incontrato persone di grande livello. In particolare, dal punto di vista tecnico chi ha lasciato di più il segno è stato Adriano Cadregari che mi ha allenato in Primavera e che adesso è docente a Coverciano. Mi ha lasciato molto anche Maran, anche se sono rimasto a Varese solo 4 mesi e ho giocato poco, mi ha sempre sostenuto dal punto di vista umano e siamo rimasti amici”.
Che ricordo hai di Varese?
“Bellissimo. Ho trovato persone che mi hanno capito e aiutato e la cosa mi ha colpito perché ero un giocatore in prestito dall’Atalanta. Ho trovato una bella famiglia e adesso tifo un po’ anche Varese”. 

Elisa Cascioli