L’Oliveira Furioso, atto secondo. Dopo la sfuriata post Mantova, arriva (con gli interessi) anche l’intemerata del “Sinigaglia” a certificare che la pazienza di Lulù segna la riserva. Si comincia con l’entrata a gamba tesa sull’arbitro (“ci ha fischiato tutto contro, sull’ 1-3 c’era un fallo evidente”), ma si capisce subito che è un diversivo perchè basta un’innocua considerazione sul calo della ripresa per accendere la miccia. “I miei giocatori si dimenticano quello che viene detto. Nell’intervallo li avevo avvisati che la gara non era ancora finita. E invece…”. Lo sfogo è un déjà vu che, per quanto genuino, rischia di avere tutta l’aria di una caccia all’alibi: “Non posso perdere tempo a spiegare i movimenti difensivi a giocatori che non mi ascoltano. Ci vuole intensità, sacrificio, voglia di fare. Tutte cose che non vedo in campo“. L’ira funesta del Falco non risparmia neanche Baclet, la cui espulsione ha girato definitivamente la partita: “Uno con la sua esperienza deve stare più attento. Ci ha messo in difficoltà”. Per chiudere, il refrain prevede l’immancabile stoccata alla società (o a quel che ne resta): “Avevo chiesto un leader della difesa e non è arrivato. Così non si va da nessuna parte“.
In realtà, in settimana sarebbe anche stato tesserato il bulgaro Ryustemov, a testimonianza che le vie del mercato biancoblu, come quelle del Signore, sono infinite.
Colella ComoPer fortuna che, nonostante la vittoria, c’è anche chi si dedica all’autocritica. E’ il caso del tecnico lariano Colella che, complice il pericolo scampato, gigioneggia in sala stampa: “Il primo tempo di m…? Tutta colpa mia”. Sorpreso dall’attacco a tre punte della Pro? “In effetti non me l’aspettavo. Per mezzora è stata la miglior squadra incontrata finora”. Una carezza nel pugno che ha mandato al tappeto i tigrotti.
GuglielmottiUn KO da cui è difficile rialzarsi. Anche se si è messo a segno una doppietta. “Avevamo la partita in mano”, sussurra lo sconcertato D’Errico, “e abbiamo buttato via tutto. In campionato non avevo mai siglato due reti. Purtroppo non sono servite a vincere”.
Guglielmotti sembra trovare più opposizione nel ciuffo ribelle di quella incontrata in un primo tempo da incorniciare: “Ci infilavamo da tutte le parti. Poi si è spenta la luce. Nel finale su di me c’era un rigore clamoroso”. Il muro del pianto, però, si ferma qui. “Commettiamo troppi errori. C’è tanta disanttenzione nei momenti decisivi. Mancanza di leadership in difesa? Può darsi, ma non mi va di accusare nessuno”. Reticenza comprensibile che nasconde un’amara verità. Il gioco si è fatto duro, ora spetta ai duri cominciare a giocare. 

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Giovanni Castiglioni