Lucas Gregori, 24 anni, italo argentino è il nuovo pivot della prima squadra di Serie A1 del Cassano Hc, insieme a Marco La Mendola. Ha già esordito positivamente in campo e nell’ultima partita contro Brixen, nonostante il risultato, si è fatto notare con una prestazione positiva. Gregori ha origini italiane con i nonni paterni nati ad Ancona che gli hanno permesso di avere la cittadinanza italiana.

Quando hai iniziato a giocare a pallamano?
“Ho cominciato a scuola, a quei tempi giocavo a tennis, ma dopo un po’, mi è piaciuto così tanto questo sport che ho deciso di allenarmi in una istituzione pubblica per fare solo pallamano. Anche i miei migliori amici hanno cominciato più o meno nello stesso tempo e anche per questo è stato sempre molto piacevole giocare”.

 Come sei arrivato a Cassano Magnago dall’Argentina?
“Stavo finendo le lezioni all’università, e poiché avevo già fatto un’esperienza all’estero, mi sono reso conto che volevo provare uno stile di vita di nuovo. Nel frattempo, Javi Grande, mi ha detto che forse qua ci voleva un pivot per la prossima stagione. Si è fidato di me ed ha fatto da tramite tra me, il mio procuratore e i dirigenti”.

Oltre alla pallamano so che studi psicologia. A che punto sei degli studi?
“Mi piacerebbe dire che ho finito, ma mi mancano alcuni esami e poi fare la tesi. Penso che l’anno prossimo ce la farò, mi piace tantissimo e vorrei lavorare come psicologo il resto della mia vita”.

Come ti stai trovando nella tua nuova squadra?
“Veramente sono felice, mi trovo molto bene, il gruppo è fantastico, serio quando ci vuole serietà ma dopo c’è un ambiente divertente e non potrei chiedere di più”.

Un commento sul tuo collega di ruolo, Marco La Mendola.
“Con Marco abbiamo un bel rapporto, non solo abbiamo lo stesso ruolo in campo, ma abitiamo anche insieme, è veramente un ragazzo spettacolare. Ognuno vuole il meglio per l’altro ed è quello si sente in campo”.

Il tuo sogno a livello sportivo?
“Ho avuto la fortuna di giocare un mondiale a livello U21 ma vivere lo stesso a livello Seniores sarebbe una cosa incredibile”.

Cos’è per te la pallamano?
“Per me la pallamano è la mia casa, ricordo che ero da solo a Buenos Aires per andare all’università e, quando non mi sentivo bene, non vedevo l’ora di andare a fare  allenamento. Ricordo anche periodi in cui mi sentivo talmente triste che non volevo andare neanche agli allenamenti e poi sia l’allenatore che i compagni mi hanno aiutato a stare meglio. Quindi si capisce che per me è più o meno tutto”.

Federica Scutellà