Roberto Marcora, tennista bustocco classe 1989, ha inseguito il sogno di vincere un titolo sul terreno di casa sua, appunto Busto Arsizio, al Mitsubishi Autorex 2014, ma si è dovuto fermare in finale. “Un po’ di amaro in bocca c’è ancora – dice l’atleta -. Peccato perché ce l’avevo quasi fatta. Prima ero stato vicino a perderla poi avevo recuperato, ma non è bastato. Quella settimana è stata molto positiva – il suo bilancio -. Le partite si sono rivelate difficili e di buon livello sin dal primo turno. Nel secondo ho vinto facile contro Fago e il punteggio è anche stato bugiardo. A causa della pioggia – continua Marcora – abbiamo dovuto disputare quarti e semifinali nello stesso giorno e devo dire che è stato molto dispendioso. Le partite sono state tiratissime. Giocare in casa è sempre bello. Avevo un po’ più di pressione, ma mi ha dato la spinta in più”.
Nei giorni scorsi il ventiquattrenne è stato impegnato a Todi, battuto al primo turno contro il livornese Volandri. “Il prossimo obbiettivo è un trofeo da 15mila dollari a Sassuolo in cui mi è stata riconosciuta la Wild Card. Poi non so come proseguirà la stagione, vedremo”.

Il tennis fa parte della famiglia di Roberto che ha seguito le orme di suo padre e di suo nonno. “Ho iniziato a giocare a tennis all’età di 5 anni – racconta – ed è sempre stato un divertimento. Non ero portato per il calcio. Nel frattempo ho studiato diplomandomi allo Scientifico Tosi di Busto. Da piccolo il mio idolo era Marat Safin, sia per il modo di giocare che per l’essere un personaggio fuori dagli schemi. Nel 2009 ho deciso di provare a fare il professionista e il tennis è diventato una cosa seria. Il futuro? Preferisco non darmi obiettivi di classifica – risponde Marcora -. Ogni tennista sogna di entrare tra i primi cento del mondo. La strada da fare è ancora tanta. Al momento sogno di giocarmi le qualificazioni agli Us Open e agli Australian Open”.

Elisa Cascioli