Una nuova casa per il Varese nella Città Giardino. Se ne parla da lunghissimo tempo, da qualche mese a portare avanti il discorso è il presidente del club di via Manin, Nicola Laurenza, che vorrebbe trasformare le chiacchiere in qualcosa di concreto. Negli ultimi mesi ci sono stati incontri con il sindaco Attilio Fontana e con Andrea Abodi, presidente della Lega di Serie B promotrice di B-Futura, la piattaforma della cadetteria che promuove la realizzazione di nuovi impianti. Tra qualche anno gli stadi con piste d’atletica o velodromi non saranno più in regola per la B.

Il sogno di Nicola è un impianto tutto nuovo, un discorso che non può essere svincolato da quello di un centro sportivo. Il Varese non ce l’ha per la prima squadra e non ha campi dove ospitare le formazioni del Settore Giovanile che sfruttano gli impianti della provincia come quelli di Gavirate, Vedano e Ispra. Perché dunque fermarsi a sognare un nuovo stadio? Quello di cui parla Laurenza è molto di più. Assomiglia ad un progetto sociale.

“Sono stato in Inghilterra per farmi un’idea e dobbiamo cambiare direzione – dice -. Ho visitato uno stadio di proprietà di una squadra di B vanta 11 terreni di gioco e oltre alle partite ospita 350 eventi extracalcistici: ricevimenti, concerti, meeting, convention, visite guidate. C’è un college all’interno dove i ragazzi studiano e non vivono in un convitto, bensì nelle famiglie ospitanti. C’è dunque anche un progetto educativo con i ragazzi delle giovanili che si integrano con la realtà della città. Il mio sogno si ispira a questo modello. Serve un impianto con pub, ristoranti, servizi, confort e vantaggi. Deve poter fare guadagnare una società che attualmente non riesce a campare con le entrate degli sponsor e della vendita dei biglietti. I nostri incassi al botteghino non ci permettono di coprire neanche i costi della singola partita casalinga. È tutta una rimessa ed è così ovunque. Gli sponsor e le stesse aziende della maggioranza dei presidenti delle squadre, parlo anche di quelle di Serie A, non hanno più liquidità. Se non si cambia business il calcio in Italia finirà, diventerà di Serie C a livello mondiale. Magnati pieni di soldi non ci sono più e non si riesce a vivere di solo risultato sportivo. I bilanci delle ultime annate evidenziano che quasi la totalitù delle squadre è in perdita. Le istituzioni hanno capito tutto ciò e personalmente ho trovato sintonia con l’amministrazione comunale. Il sindaco ha a cuore la squadra della propria città. Si è creata una giusta alchimia. Percepisco l’atmosfera giusta dei momenti che anticipano i grandi eventi. Alle mie proposte non ho trovato falsità, né opportunismo, né sì per rimandare il problema”.

Laurenza spiega di star lavorando su tutti i fronti. Da un lato incontri con le istituzioni, dall’altro ricerca di parner. “È ovvio che servono investitori importanti. Ho avviato delle trattative, cerco partner che investano nella costruzione dell’impianto, ma che poi diano una mano anche a livello societario. Da solo non ce la posso fare, non ho abbastanza soldi”.

La domanda sorge spontanea. È già stata individuata un’area? Una zona vicino all’autostrada sarebbe ideale per evitare il traffico “da partita” e le strade chiuse in città, ma è sorta anche un’altra ipotesi, quella di “ri-trasportare” lo stadio all’Ippodromo trasformando l’impianto in un campo da calcio che, visto lo spazio, potrebbe ospitare molto altro.

Il sindaco Attilio Fontana non conferma e non smentisce: “Ci sono stati degli incontri molto utili con i due presidenti – ammette -, ma al momento sono solo ragionamenti. Non ci sono cose sostanziali anche se c’è la disponibilità, del Comune in primis, di trovare una soluzione. Ippodromo? Non credo che la Varesina, che al momento ce l’ha in gestione, voglia mollare. Nonostante i diversi problemi sta cercando di raddoppiare per portare a Varese anche il trotto. La nostra disponibilità c’è”.

Elisa Cascioli