Nato ad Alessandria, dove vive, il 10 dicembre 1978, Marco Salvucci è il responsabile sanitario del Varese da questa stagione. «Lavoro come medico sportivo nel mondo del calcio da cinque anni – ci racconta -. Ho iniziato nella Valenzana in C2 e poi sono passato alla Pro Vercelli prima di andare al Novara, qui ho passato tre anni, due come responsabile medico del Settore Giovanile, uno della prima squadra. Como sono arrivato a Varese? Tramite il dottor Fancese. Quando è stato chiamato al Torino ha fatto il mio nome, ho fatto il colloquio con Mauro, Enzo e Beppe e sono arrivato qui». Salvucci ha trovato uno staff già composto: «Il dottor Giulio Clerici mi dà una grande mano così come i due ortopedici Carlo Montoli e Alessandro Fagetti, senza dimenticare il massaggiatore Francesco Smargiassi, il fisioterapista Marco Donelli e Giuseppe Carluccio che ci aiuta per il recupero infortuni».
Quest’anno non c’è stato alcun tipo di infortunio grave tra i giocatori: «E’ vero. Finora è andata oltre qualunque aspettativa, non mi è mai capitato così “poco da fare”. Il merito è sia del tipo di preparazione atletica che è stata fatta questa estate dallo staff di Sottili con il preparatore Gemignani, e che viene portata avanti dal gruppo di Gautiericon il prof. Delmorgine in testa, sia della prevenzione che facciamo. Ogni minimo disturbo viene valutato attentamente e gestito al meglio. Tanti piccoli acciacchi sono stati stroncati subito».
L’infotunio più grave che le è capitato di gestire in carriera? «La lesione al crociato di Lepellier, lo scorso anno a Novara. Aveva avuto un piccolo trauma contro il Cittadella che in campo non sembrava grave. Invece è poi emersa la lesione del crociato anteriore. È forse il peggiore di tutti gli infortuni, e i tempi di recupero variano tantissimo, possono andare dai cinque agli otto mesi. Ovvio che a fare la differenza sono il chirurgo e la riabilitazione».
Le ultime preoccupazioni hanno riguardato Arturo Lupoli e Angelo Rea. Il primo è stato operato d’urgenza, l’altro è finito in ospedale durante la sfida a Pescara. «Lupoli ha subito un appendicectomia in laparoscopia perché ha accusato un dolore addominale forte e improvviso complicato da calcolo renale. Per lui è stata un’annata sfortunata, iniziata con una frattura al quinto metatarso, poi ha subito un intervento ai turbinati. Rea invece ha accusato un trauma cranico non commotivo nella zona occipitale. È stato trasportato in ospedale ed è tutto ok. Già oggi è tornato a correre».
Ha sempre sognato di occuparsi degli sportivi? «Sì, ho cominciato l’università con l’obiettivo di lavorare nello sport, mi sentivo portato per la chirurgia e ho fatto una tesi in ortopedia sul problema alluce valgo. Poi mi sono spostato sulla clinica  specializzarmi in medicina sportiva e ringrazio il mio maestro, il professor Pagani. Seguivo il Rugby Milano e anche il tennis come responsabile medico del torneo Challenge Milano. Ho studiato alla Statale di Milano e lavorato al Policlinico tre anni, poi al Sacco e all’Umanitas in riabilitazione ortopedica. Attualmente faccio visite ambulatoriali in ozonoterapia, medicina dello sport, onde d’urto e infiltrazioni in vari studi. I giocatori del Varese? Sono bravi e vogliosi subito di rientrare in campo quando hanno qualche acciacco».

Elisa Cascioli