La prima volta da ex a Varese, non è mai una cosa “normale”.
Lo sa bene Achille Polonara, che dopo due stagioni trascorse con la maglia biancorossa tatuata sulla pelle, in estate ha cambiato “casa”, sposando il progetto di Reggio Emilia, squadra costruita per un posto privilegiato alle spalle dell’ “imprendibile” Milano. Eppure quei colori, quella città, quell’atmosfera che si può respirare solo in pochi, pochissimi posti in Italia, lui, Polon“Air”, non l’ha mai dimenticata, anzi.
“A Varese ho lasciato un pezzo di cuore -confida l’ala di Ancona classe ’91 in forza alla Grissin Bon-. Tutti si preoccupavano per me e mi facevano sentire a casa. Fatto importantissimo considerando che era la mia prima esperienza così lontano da casa e dalla famiglia”.
Con la maglia della Pallacanestro Varese hai vissuto due anni in antitesi.
“Vero. La prima stagione è stata davvero indimenticabile; abbiamo fatto un qualcosa di sorprendente agli occhi di tutta Italia. Peccato non esser riusciti a conquistare un trofeo che, ci tengo a precisare, sarebbe stato meritato. Lo scorso anno, invece, è stato complicato; i risultati non arrivavano e solo alla fine eravamo riusciti a trovare un certo equilibrio. La cosa bella, però, è che in ogni caso, fuori dal parquet, è sempre stato magnifico, a partire dal rapporto con i tifosi”.
Quale è il ricordo più bello?
“Proprio quest’ultimo aspetto, ossia il rapporto con i sostenitori biancorossi, sempre in prima linea a far sentire la loro voce e la loro vicinanza ad una realtà come il basket insinuata nelle loro vene come il sangue. L’importanza che la pallacanestro ha nella Città Giardino è un aspetto bellissimo, riscontrabile in pochissimi altri posti in Italia”.
E a Reggio Emilia come vanno le cose? Come ti trovi?
“Molto bene anche qui a dir la verità. La società è seria e fa di tutto per mettermi a mio agio; anche il calore della gente è notevole, nonostante la concomitanza calcistica con il Sassuolo. Il nostro obiettivo? A prescindere dalle ultime due sconfitte, quella beffarda contro Cremona e quella in EuroCup contro il Paris Levallois, è una squadra nata per lottare tra le prime quattro in Serie A. L’inizio è stato molto sfortunato, considerando soprattutto gli infortuni di Lavrinovic, Diener e Silins, ma la strada è ancora lunga e abbiamo ancora tutto il tempo per rimetterci in carreggiata”.
Che idea ti sei fatto della Openjobmetis?
“Ho visto in televisione la partita contro Cantù ed ho avuto solo ottime impressioni. È una squadra fisica che gioca di squadra e sa esaltarsi grazie alle capacità del pubblico. E lo sa fare anche per merito di un ‘elemento’ in panchina come Pozzecco, ottimo allenatore bravo a far leva sulle emozioni di giocatori e tifosi. Non sarà facile per nessuno uscire indenni dal PalaWhirlpool”.
Hai citato i tifosi. Come credi che ti accoglieranno?
“Da parte mia c’è tanto affetto, sia nei loro che nei confronti dell’ambiente. È vero, ho cambiato maglia, ma si è trattata di una scelta consensuale presa da me e dalla società con la quale sono rimasto in ottimi rapporti. Credo e spero che i tifosi l’abbiano capito. Se mai qualcuno fischierà, la prenderò con filosofia, sono cose che possono accadere nello sport. Spero però che ci saranno anche tanti applausi, perché a Varese ho vissuto le due stagioni più belle nella mia ancora breve carriera e non le dimenticherò mai”.
Marco Gandini