2.351 giorni. Tanto è trascorso dall’ultimo confronto ufficiale tra Pro Patria e Padova. Perché tanta precisione? Perché, in fondo, da quel 21 giugno 2009, l’universo biancoblu non si è ancora ripreso. Quel giorno ha rappresentato infatti un lacerante psicodramma collettivo rimasto a tutt’oggi la principale fonte di chiacchiere da bar di Busto e dintorni. Una colossale disillusione che ha fatto svanire proprio sul traguardo il sogno della Serie B, chimera che il popolo tigrotto non abbraccia ormai da mezzo secolo.
In realtà, da allora è cambiato praticamente tutto. Allo “Speroni” e nella Città del Santo. Totò Di Nardo (che segnò le due reti venete nel ferale 2-1 di quella finale di ritorno) è di stanza a Chieti in Serie D, mister Sabatini è appena stato esonerato dal Como, l’esuberante cavalier Cestaro ha ceduto le redini del club da un paio d’anni, mentre l’allora vice presidente Barbara Carron (nota ai più come Lady B e per l’iconico calendario hot che avrebbe dovuto celebrare la promozione nella cadetteria) avrebbe dato il definitivo addio al mondo del calcio dopo una fugace apparizione all’Atletico San Paolo. Persino il Calcio Padova (quantomeno quello di allora) non esiste più, rinato con la storica denominazione solo l’estate scorsa dopo la risalita dal dilettantismo come Società Sportiva Biancoscudati Padova.
Quindi perché parlarne ancora? Ecco, appunto. Tanto più che l’unico reduce di quello Speronazo (Andrea Pisani detto Piso), marchera’ visita causa giallo in diffida rimediato a Gorgonzola. Ma l’autentico immutabile fascino di Pro Patria – Padova è l’essere rimasta (nonostante le evidenti rughe) una classicissima del nostro calcio. I precedenti in campionato (playoff compresi) sono infatti 62 di cui ben 16 in Serie A (o Divisione  Nazionale) e 14 in Serie B. Il bilancio? Veneti in vantaggio con 21 successi a fronte di 17 vittorie biancoblu e 24 pareggi (a Busto lo score recita 15 segni 1, 13 pari e 3 vittorie esterne).
Lontana però anni luce dai bagliori del passato, la sfida di sabato sarà un Sangue e Arena a tinte forti in virtù delle ovvie contingenze di classifica. La Pro Patria deve provare a compiere l’impresa che sappiamo mentre il Padova ha l’obbligo di interrompere la striscia negativa (due soli punti nelle ultime quattro gare), salvando nel contempo (inutile nasconderlo) la scricchiolante panchina di Carmine Parlato. Il tecnico campano sta vivendo giorni di fibrillazione dopo il secco 1-3 all’Euganeo con il Cuneo. Una sconfitta da addebitare a fattori multipli tra cui l’assenza di Daniele Corti, centrocampista tutta sostanza in biancoblu dal ’02 al ’04 nei primi due campionati in C1 dopo la promozione. Il rientro dal turno di squalifica della bandiera (per 5 stagioni) del Varese farà scopa con lo stop del terzino sinistro Favalli. Ipotizzare la formazione biancoscudata? Proviamoci: 4-3-1-2 di base (varato dopo la sconfitta nel derby con il Cittadella) con il serbo Lazar Petkovic tra i pali. In difesa Dionisi, Niccolini, Diniz (più dell’altro brasiliano Fabiano) e Anastasio (ma, per sostituire l’assente Favalli, potrebbe anche essere spostato un centrale). A centrocampo, Corti sicuro, Bucolo quasi, più una maglia da assegnare tra Mazzocco, Giandonato, lo svizzero Ramadani (di fatto, un difensore adattato) e il più offensivo Ilari. In attacco trio di veterani con il ’78 Cunico dietro al 32enne Altinier e all’altro ex Varese, il ’79 Neto Pereira, estro purissimo e fragilità congenita (non a caso, ribattezzato Swarovski). Alternativa, l’albero di Natale con l’esterno Bearzotti affiancato a Cunico alle spalle di Neto. Insomma, talento ed esperienza. Qualità che la Pro Patria sta ancora inseguendo.

Giovanni Castiglioni