“Dove vai per Pasqua?”, “resto a casa, quest’anno partecipo al Rizzi”; “cosa fai con la famiglia a Pasquetta?”, “restiamo a Varese, perchè ci sono le finali del Barilà”: queste frasi le abbiamo sentite per tanti anni; allenatori, giocatori, genitori ed appassionati, tutti con lo stesso programma, perchè per Varese le feste pasquali da molto tempo coincidono con uno degli eventi più attesi dal basket giovanile, che ora si chiama Trofeo Giovani Leggende Varese.
In tanti ne parlano: giornali, televisioni, addetti ai lavori; ma questa volta, ad una settimana dalla fine del torneo, abbiamo pensato di dar voce ai veri protagonisti, per capire le emozioni, i sacrifici e le aspettative che scatena questo evento. I ragazzi del Settelaghi Gazzada allenati da Andrea Tavian, hanno partecipato in doppia veste (giocatori ed “ospitanti”), rendendo partecipi a tutti gli effetti, oltre allo staff tecnico anche i propri genitori, che hanno dovuto attrezzarsi per aprire le proprie case ai tedeschi dell’Urspring: “Per noi è stata la prima esperienza in assoluto di ospitalità, avevamo tanti timori, soprattutto per la lingua differente, ma ci siamo trovati di fronte un ragazzo molto educato, senza grandi esigenze, quindi, dopo un primo momento di “studio” reciproco, il resto è venuto da se. Io sono soddisfatta perchè, al di là dell’esperienza sportiva, i nostri ragazzi hanno avuto la possibilità di restare a stretto contatto per diversi giorni con ragazzi di cultura, nazionalità, pelle e religione diverse, condividendo con loro tanti bei momenti e scoprendo che queste differenze sono spesso fonte di arricchimento e crescita personale.” Le parole di “mamma Bizzozero” rendono perfettamente l’idea di uno dei principali obiettivi di questo torneo che dev’essere sfruttato non solo a livello agonistico, ma anche come crescita personale. Del suo stesso parere sono anche gli altri genitori, in particolare Donatella, Elena e Giusy che, tra risate e ricordi, ci raccontano: “per noi mamme è stata un’esperienza stancante, ma piena di soddisfazioni; la difficoltà maggiore è stata la lingua, ma ci siamo comunque arrangiate, un po’ a gesti, un po’ in inglese e un po’ con il traduttore di google! Dopo un giorno dal loro arrivo, i problemi sono passati in secondo piano, e siamo diventati tutti una grande famiglia, per di più, avendoli inseriti nel nostro girone, abbiamo potuto seguirli e tifare per loro già dalle prime partite, portando il nostro entusiasmo e la nostra “voce” fino alle finali al palazzetto, proprio come fossero stati davvero figli nostri. Speriamo di poter ripetere quest’esperienza fantastica il prossimo anno, o in Germania, visto il loro invito a contraccambiare la visita”.
Uno sguardo più tecnico lo chiediamo invece al vice di Tavian, Donato Lo Presti, che assieme ad Andrea ha vissuto un vero e proprio tour de force preparando uno dopo l’altro gli incontri di Gazzada: ” Il torneo visto dalla mia prospettiva, posso definirlo molto formativo, sia come allenatore che per i ragazzi. La possibilità di confrontarsi con squadre di categoria nettamente superiore e di realtà diverse, fa si che il livello di attenzione e concentrazione debba salire, dando la possibilità di migliorare ulteriormente le proprie capacità, e soprattutto, aumentando e completando la propria “cassettina degli attrezzi”, con nuovi strumenti per affrontare nuove sfide; il tutto per di più, con la fortuna di vivere quest’evento in un clima festoso ed amichevole, come un torneo di questo tipo richiede.” I ragazzi, divertimento a parte, hanno davvero aggiunto strumenti alla loro “cassetta degli attrezzi”, e lo si capisce dalle loro parole, dalla loro maturità e dalla consapevolezza di dover utilizzare quest’opportunità per crescere e non per vincere a tutti i costi; da capitan Caperna, a Carcano e Bizzozero, i gialloblù hanno riassunto in modo perfetto questo lungo weekend pasquale: ” Bellissima esperienza, indimenticabile direi – racconta Riccardo -;  innanzitutto ci ha fatto capire il potenziale che abbiamo come squadra, e poi che, nel momento in cui tutti danno il loro contributo, piccolo o grande che sia, possiamo mettere paura anche a formazioni molto più forti di noi. Ovviamente sapevo che eravamo una delle formazioni meno forti, ma questi tornei si fanno soprattutto per migliorare come gruppo e migliorarsi individualmente. Poi il fatto di ospitare ha reso l’esperienza ancora più bella: io ho ospitato due ragazzi e la mia prima preoccupazione, non conoscendo il tedesco, è stata per la comunicazione, ma alla fine, parlando in inglese ci siamo arrangiati molto bene. Ora si sente la loro assenza in casa e spero di rivederli presto, magari durante un torneo in Germania (se mai Tav ci portasse!). Per il resto poter giocare 5 partite in 5 giorni è una gran bella cosa, la migliore per un cestista, soprattutto se le squadre che affronti sono tutte, o quasi, più forti di te. Mi sento soddisfatto per come abbiamo giocato e penso che sia stato un ottimo allenamento, in vista delle partite che abbiamo ancora da affrontare in questa stagione”; stesse emozioni per Filippo Carcano che aggiunge un piccolo mea culpa da condividere con i compagni: “Era la mia prima partecipazione, quindi credo che rimarrà indimenticabile; già in partenza sapevamo che avremmo incontrato squadre più forti di noi, ma non ci siamo fatti intimorire e abbiamo giocato bellissime partite, anzi, sono convinto che in alcuni casi avremmo potuto dare di più, arrivando magari anche più in alto, ma ci sono stati momenti in cui, abbiamo dimenticato il concetto di “gruppo” e siamo incappati in soluzioni personali, provando a vincere le partite da soli: questi sono errori da cui dovremo imparare. Di questo torneo porterò con me anche l’amicizia stretta con il ragazzo che ho ospitato, perchè, a parte i problemi di comunicazione, ci siamo davvero divertiti tanto. Ora però è il momento di girare la concentrazione sulle ultime partite, facendo tesoro di questi insegnamenti”; Francesco Bizzozero, felice di come si sia conclusa quest’avventura aggiunge i ringraziamenti alla società per l’opportunità: “Per me è stata un’esperienza interessante sia dal punto di vista sportivo, perchè ho avuto la possibilità di confrontarmi con avversari fisicamente e tecnicamente superiori, sia da quello sociale, perchè ho avuto l’occasione di entrare in contatto con un ragazzo (assieme alla sua squadra e ai suoi allenatori) con una cultura diversa dalla nostra; ringrazio i nostri allenatori, le famiglie e tutti quelli che hanno reso possibile la nostra partecipazione a questo torneo, perchè ne siamo usciti arricchiti sotto molti punti di vista”. Ma i ringraziamenti non finiscono qui, perchè dalla Germania, i due allenatori dell’Urspring hanno voluto contribuire, con il loro pensiero: “Questa è stata una splendida esperienza per il nostro team – dichiarano Mario Dugandzic e il suo vice Nico Drmota – la vostra calda ospitalità, la professionalità messa nell’organizzazione, ma soprattutto il clima famigliare in cui ci avete accolti non saranno mai dimenticati né da noi, né dai nostri atleti che si sono sentiti davvero a casa. Non posso far altro che ringraziarvi nuovamente, e sperare di rivederci presto”. Capire cosa possa significare per un giovane (soprattutto varesino) la partecipazione al Rizzi-Barilà-Giovani Leggende è facile: basta vedere i “piccoli” che attendono con ansia quel momento, oppure meglio ancora i “grandi” che a distanza di anni si ritrovano in giro per le palestre ridendo e riportando alla luce i propri ricordi, ma al di fuori del torneo in se c’è tutto un mondo che Gazzada oggi ci ha permesso di esplorare, aprendo anche a noi le porte dei “segreti” del successo di questo torneo che col passare degli anni tra varesini, italiani e stranieri, ha visto passare tanti campioni, ma ha soprattutto visto crescere grandi uomini.

Alessandra Conti