Andreas Becchio, nato a Como il 19 luglio 1992, ha alle spalle un passato calcistico completamente ‘elvetico’ che, per un italiano, è abbastanza inusuale. «Mio padre ha giocato a calcio nel Chiasso e si era trovato benissimo. Le strutture sono ottime ed anche gli istruttori sono molto validi, per questo mi ha voluto portare lì fin da piccolo. Ho fatto tutta la trafila delle giovanili sino ad arrivare alla prima squadra a 17 anni nella Challenge League, la nostra serie B».
Poi è arrivata la chiamata di Varese, come sono andate le cose?
«Il mio sogno è sempre stato quello di poter giocare in Italia. Questa estate, appena mi è stata offerta l’opportunità l’ho presa al volo. Nemmeno per un minuto ho pensato alla categoria che andavo ad affrontare, la chiamata di Varese non poteva essere rifiutata. In un colpo solo l’opportunità di coronare due sogni:?il calcio italiano, in una piazza importante come quella di Varese».
Scelta di vita ed anche di progetto?
«Hai centrato in pieno la questione. Varese è Varese e la nuova società sta creando un progetto che potrebbe permettere a tanti di noi di raggiungere obiettivi importnati. Lavorare sereni, potendo pensare solo al calcio e sapendo di avere alle spalle una struttura da professonisti fa la differenza».
Come hai vissuto i primi mesi in biancorosso quando il transfer non arrivava e non potevi scendere in campo?
«Decisamente male, dopo aver fatto tutta la preparazione avevo una voglia matta di giocare una partita vera. La più grossa ‘rosicata’ l’ho fatta in Coppa Italia contro il Tradate, era l’esordio, una gara particolare con un’atmosfera unica e io sono dovuto andare in tribuna. Ma ora tutto è alle spalle, posso giocare e spero di farmi sempre trovare pronto quando il mister avrà bisogno di me».
Ultimamente stai giocando dal primo minuti con davanti a te due ‘extra categoria’ come Giovio e Marrazzo. Come ti trovi?
«Ho la fortuna di giocare con dei compagni veramente super. Tanti non c’entrano nulla con l’Eccellenza ma sono qui per il mio stesso motivo, aver sposato un progetto. In ogni allenamento c’è qaulcosa da imparare da qualcuno e questo è molto imporante. Nelle ultime gare vengo utilizzato come esterno alto nel 4-4-2 ed è un ruolo che mi piace molto perchè mi permette di sfruttare tutta la fascia. Quando arrivi in fondo e la butti in mezzo sai che se lì ci sono Giovio e Marrazzo qualcosa succede, l’imporante è metterla li».
Domenica hai segnato un gol importante, cosa hai provato? A chi vorresti dedicarlo?
«Sono felice del gol, ma lo sono di più per la vittoria e per il gioco espreso dalla squadra. L’obiettivo finale è quello di vincere, di arrivare primi e conta poco chi va in gol. Come sempre voglio dedicare questa rete ai nostri tifosi che sono veramente la nostra arma in più. I cori, le coreografie ci fanno sentire importanti e ci danno una marcia in più».
Il sogno nel cassetto di Becchio??Pensi di poter arrivare ancora nel mondo del calcio che conta?
«Penso che in generale, nella vita, nessuno dovrebbe precludersi di sognare, di ambire a traguardi importanti. Non so cosa potrò fare nel mondo del calcio e dove potrò arrivare, ma so che sono venuto a Varese per giocarmi le mie carte, per dimostrare il mio valore. L’asticella qui è alta, i taguardi da raggiungere sono di quelli che cambiano la vita a chi riesce a contribuire a farcela. Faccio parte del Varese e sogno di poterlo fare a lungo…».
Michele Marocco